Siamo poi sicuri che i vantaggi di una completa liberalizzazione deli scambi tra le due sponde dell’oceano siano tali e tanti da controbilanciare gli svantaggi per il nostro sistema agroalimentare? Al di là delle tante rassicurazioni, molti dubbi restano.
E non solo perché la storia recente insegna che dove ci sono di mezzo interessi contrapposti tra Europa e Usa, è quest’ultima a fare quel che vuole, al netto dei belati europei. Vedi le sanzioni alla Russia e la nuova guerra fredda che alla nostra economia sta creando un mare di danni.
Quindi, dato che da una parte c’è fretta (il ‘Fast track’ concede al Presidente Obama di poter chiudere rapidamente l’intesa), a pensare male non è detto che si sbagli. Nel senso che ha fretta di chiudere chi pensa di trarre più vantaggi, spalancando – tra le altre cose – i portoni dell’Europa all’ingresso di imitazioni e contraffazioni dei nostri pilastri Dop.
Servono protezioni certe contro imitazioni e contraffazioni e si deve mettere con energia nella trattativa la messa in discussione di quel mondo di ostacoli ai commerci internazionali fatto barriere sanitarie che a volte altro non sono che barriere commerciali sotto falso nome.
Non è detto che un brutto accordo sia sempre meglio di nessun accordo.