Non sia mai che questo inutile Blog non trovi il tempo per occuparsi anche di cose importanti.
Cose che hanno a che fare con la geopolitica, gli equilibri economici mondiali, il presente e il futuro europeo.
Ecco, appunto, l’Europa. O, meglio, quel grande scatolone burocratico (senza anima, pusillanime, senza idee e a traino continuo delle idee degli altri, che ha rinnegato le proprie radici per giocare a fare la nuova Babele) che è la declinazione politica attuale dell’Europa, altrimenti definito, non senza imbarazzo, con lo stravagante termine di Unione europea.
Un giro di parole per arrivare al punto serio della questione: la Brexit.
Tutti a chiedersi se ci sarà questa Brexit o non ci sarà, e se sì cosa cambierà, e se no cosa cambierà, e se forse cosa cambierà.
Un passo indietro: Brexit è un neologismo coniato dalle iniziali del Grande Paese che vorrebbe mollare la Ue unito dal verbo inglese to exit, cioè uscire: Br+Exit=Brexit.
Certo, non è una cosa da poco per un Grande Paese come quello che vorrebbe mollare l’Unione europea andarsene e fare in proprio.
Con la Brexit se ne andrebbe un’area che, tra l’altro, produce tanto latte, ha una grande economia, gente operosa e tenace, realtà tecniche e associative di tutto rispetto.
Un Grande Paese abituato a fare più che a dire, a costruire più che a chiacchierare, a darsi da fare più che a lagnarsi continuamente e chiedere alle istituzioni tutto.
Detto tutto ciò sulla Brexit aggiungo solo che se proprio Brescia vuole andarsene dalla Ue, ha tutta la mia comprensione.