Il pedaggio che si paga ai problemi metabolici e infettivi che hanno origine nei primi giorni di lattazione, a causa del bilancio energetico negativo della bovina in questa fase, è ben noto.
Problemi la cui entità cresce con l’aumentare della produzione, perché ovviamente aumenta il gap tra quello che la bovina può assumere con l’alimento e quanto invece perde con la produzione di latte.
Cose note, per le quali le vie da percorrere per limitare i danni sono tante, anche se nessuna definitiva. È un ambito di ricerca sempre aperto, sul quale molti danno un contributo.
Tra questi, di recente presentazione a un convegno internazionale, un ricercatore canadese (Pierre Lacasse, Sherbrooke Research and Developement Centre, Quebec) ha esposto la sua recente esperienza.
Il succo della questione è: se la quantità di latte che la bovina rilascia nei primi giorni di lattazione è una voce critica per il bilancio energetico, cosa succede se si limita in tutto o in parte questo rilascio di latte nei primissimi giorni di lattazione?
Da qui alcune prove. Nella prima si è fatto un confronto tra pluripare Holstein munte rispettivamente una o due volte il giorno nei primi cinque giorni dopo il parto.
Le bovine munte una sola volta mostravano profili metabolici migliori e una più vispa attività immunitaria rispetto a quelle munte due volte.
Tuttavia, come rovescio della medaglia, la quantità di latte prodotta nel corso dell’intera lattazione era minore (circa 1/3 di meno) per quelle munte una sola volta. Ossia, non recuperavano più i livelli produttivi delle bovine che da subito erano state oggetto della doppia mungitura.
In una seconda prova si è verificato cosa succedeva mungendo meno latte (solo un terzo della normale produzione) durante ognuna della due mungiture quotidiane per i primi cinque giorni dal parto.
In questo caso si è visto un miglioramento dei profili metabolici, migliore attività immunitaria e nessun effetto negativo sulla quantità di latte prodotta nell’intera lattazione.
Infine una terza prova: la quantità di latte prodotta è stata limitata artificialmente somministrando un inibitore della secrezione di prolattina per i primi cinque giorni dal parto.
Anche in questo caso si sono avuti migliori profili metabolici, migliore immunità e non si è scalfita la quantità di latte prodotta nella intera lattazione.
Conclusioni del ricercatore? Nei primissimi giorni di lattazione, riducendo la quantità di latte estratto mantenendo però attivo lo stimolo della doppia mungitura si riduce lo stress metabolico, si riduce l’immunosoppressione e non si influisce negativamente sulla quantità di latte prodotta nel corso della lattazione.