Arla paga di più per i virtuosi delle emissioni: 3 centesimi di premio per kg di latte. Che diventano 4 considerando il centesimo che era già stato messo sul piatto per le aziende che aderenti al Climate Check.
Arla Foods (clicca qui) continua così nella sua politica di premiare economicamente il latte prodotto con tecniche in grado di ridurre le emissioni e contrastare il riscaldamento globale.
La cooperativa ha introdotto un modello di incentivi economici a punti per premiare le attività volte al miglioramento della sostenibilità delle aziende socie. Come funziona?
Come detto, i tre centesimi di euro di incentivo ambientale si aggiungono al centesimo di euro che gli agricoltori ricevono per l’invio dei loro dati nel Climate Check (clicca qui), un monitoraggio puntuale della situazione dell’azienda in termini di sostenibilità della sua produzione.
L’adesione al Climate Check è precondizione e la base per il calcolo dell’incentivo.
L’ammontare dell’incentivo è parametrato sui punti ottenuti, in base alle loro attività sulle diverse tipologie di azione previste.
Ad esempio l’efficienza della nutrizione, l’uso di soia non derivante da deforestazione, l’uso di concentrati in funzione della riduzione delle emissioni azotate nelle deiezioni, le quantità e le modalità di utilizzo dei fertilizzanti, la gestione delle deiezioni, la presenza di impianti biogas, lo sviluppo della biodiversità, lo stoccaggio di carbonio, l’uso di elettricità rinnovabile, la presenza di animali più resistenti in stalla e così via (clicca qui).
80 punti saranno disponibili dall’inizio nel 2023 e altri 20 punti, per nuove tipologie di azione che verranno via via messe a punto anche in base alla ricerca, dovrebbero essere integrati nel modello entro pochi anni, per un totale di 100 punti.
Con l’attuale prezzo del latte, l’incentivo corrisposto si stima possa arrivare a circa il 7% del prezzo del latte.
L’adesione all’incentivo è su base volontaria. Tuttavia, il 95% degli allevatori di Arla, che rappresentano il 99% del latte conferito, ha già registrato i propri dati nel Climate Check 2022 e questo induce a pensare che l’adesione sarà quasi totale.
Il primo pagamento dell’incentivo sarà corrisposto come parte del prezzo mensile del latte nell’agosto 2023, sulla base del latte consegnato a luglio.
Sarà calcolato sulla base dei dati disponibili dai singoli Climate Checks 2022 consegnati e di qualsiasi documentazione aggiuntiva che l’agricoltore ha caricato, ad es. un contratto di acquisto di elettricità rinnovabile o di soia senza deforestazione.
E ora qualche commento a margine.
Questa strada sarà percorsa da altre Big del settore lattiera caseario? Probabile. In un modo o nell’altro si va verso una quota di prezzo latte definita da un nuovo tipo di “pagamento qualità”, legato alla sostenibilità e alla riduzione delle emissioni, che si affiancano ai ben noti indici di qualità dati da grasso, proteine, caseine e così via. Come sempre ci sono gli apripista, poi segue tutto il resto. Essere pronti significa poter cogliere le opportunità di chi parte prima, anziché subire le conseguenze di chi si muove solo alla fine.
A ben guardare, poi, tutte le misure che hanno a che fare con il miglioramento della sostenibilità hanno una relazione diretta con un miglioramento della efficienza aziendale, e quindi della sua redditività.
In coda però un po’ di pepe. Rimando all’intervista con Alberto Menghi, ricercatore del Crpa, che trovate cliccando qui. E anche qui.
In un punto sosteneva che, sia pure prodotto virtuosamente, il latte europea sarà comunque costretto a parametrare il suoi prezzi sui prezzi del latte in vendita sui mercati mondiali.
E questi saranno in larga parte influenzati dai Paesi maggiori produttori (in particolare l’India) che non hanno troppo interesse su questo versante.
Col rischio quindi che il latte europeo avrebbe costi europei ma un prezzo “indiano”. E quindi i centesimi degli incentivi ambientali andrebbero a sommarsi a un prezzo di base tendenzialmente basso. Insomma: non c’è da illudersi troppo.