Come alla roulette: o il rosso o il nero. O in uno o nell’altro molto, molto probabilmente finirà la pallina. Poi c’è l’eventualità che si fermi nel verde, assai più rara. Decisamente una possibilità sulla quale scommettere è cosa da audaci.
Sembra la questione delle micotossine. Pensare di finire il giro di roulette, a fine stagione, alla raccolta del mais, pensando che la pallina si fermi sullo zero, ossia zero tossine, è eventualità che ricorda da vicino quella che ha la pallina di appollaiarsi proprio lì.
Molto più probabile che si fermi sul rosso o sul nero. Per restare alle micotossine c’è però l’aggravante che è come se si puntasse (cioè, al contrario: puntare perché non esca) su entrambi i colori: nero e rosso. Questo perché di micotossine ce ne sono tante, pronte per ogni stagione.
Caldo e siccità? Aflatossina.
Caldo e umidità? Zearalenone e/o vomitossina.
Difficile, insomma, farla franca. Le possibilità di vincere (cioè di perdere) sono altissime e si può già prevederlo a inizio stagione.
Il pericolo tossine, qualunque cosa si pensi di animalisti & co, è una minaccia ben più grave per l’immagine e la sostanza di chi coltiva e poi alleva. Più di qualche estremista vegano e di qualche sacerdotessa televisiva del nuovo culto.
Perché il problema micotossine non è una deformazione grottesca della realtà, ma una rischio reale, che mina la salute e la produttività degli animali prima, mina la salute dei consumatori poi, toglie serenità a chi produce con una spada di Damocle perennemente sulla testa ed è uno strumento formidabile di informazione/ disinformazione allarmistica pronto in ogni momento a deflagrare.
Come la spora di qualche Fusarium o Aspergillus, per stare in argomento, non appena le condizioni ambientali saranno idonee e gli stress a carico della pianta e il contributo di qualche parassita fanno graziosamente il loro dovere.
Che fare? Valutare bene l’indirizzo foraggero per minimizzare il rischio, per cominciare.
Ragionando da produttore di Paese sub-tropicale, come – climaticamente – stiamo diventando sempre di più.
Basta dare un’occhiata alle montagne, vedere quanto è poca e sottile la neve presente e quanto pesante, già ora, è la situazione dei bacini.
Le irrigazioni, quando l’estate sarà al culmine, con che acqua si faranno?
Certi indirizzi tradizionali e intoccabili stanno diventando forse troppo rischiosi.
Come puntare alla roulette tutto o quasi quello che si ha in tasca sperando che esca lo zero.