È vero che di acqua ne è arrivata e ne arriva tanta in queste settimane, ma questo non significa automaticamente che il rischio siccità prossima sia scongiurato. Certo, ch’è anche tanta neve in montagna, ma la sostanza resta la stessa.
Il rischio di non avere tutta l’acqua che serve alle campagne (per non parlare degli usi civili e industriali) resta (quasi) intatto se il paese non dispone di un sistema puntiforme in grado di trattenere quanto più possibile le quantità d’acqua che il cielo manda (letteralmente).
Altrimenti si saltella allegramente da siccità ad alluvioni, da alluvioni a siccità con danni ingenti su entrambi i fronti e si è sempre al punto di partenza.
A dirlo, preoccupati, sono i Consorzi di bonifica, già da giorni al lavoro, per l’arrivo di temperature più miti: il timore è che l’innalzamento delle temperature comporti un repentino scioglimento delle abbondanti quantità di neve e che, riversandosi nei corsi d’acqua, aumentino il rischio di tracimazione a valle. Per questo, si sta provvedendo agli interventi ed alle manovre idrauliche, atte a contenere tale pericolo.
“E’ in situazioni come queste – commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) – che più si avverte la mancanza di un’adeguata rete di invasi, capace di trattenere la risorsa idrica per i periodi di bisogno, riducendo al contempo il pericolo delle piene fluviali. La sfida che la Pubblica Amministrazione deve far propria e vincere nel Paese, è quella di tradurre in cantieri le risorse in bilancio, che inefficienza e ritardi nelle procedure rischiano fortemente di vanificare.”
La questione paradossale, spiegano ancora all’Anbi, è che nonostante le piogge e nevicate copiose, il bilancio idrico del Paese resti deficitario e si guardi con preoccupazione all’arrivo della bella stagione.
I dati indicano che, al Nord, tutti i grandi laghi restano sotto la media stagionale con i bacini d’Iseo (cm. -6,0) e di Como (cm. -16,3) addirittura sotto lo zero idrometrico. Non va meglio al Sud, dove i bacini segnano livelli largamente inferiori a quelli degli anni scorsi. La situazione più preoccupante è in Sicilia, dove i principali invasi contengono poco più di 89 milioni di metri cubi d’acqua contro gli oltre 400 di un anno fa e addirittura i quasi 593 del 2010. In Basilicata ci sono disponibili quasi 296 milioni di metri cubi d’acqua, ma erano circa 390 lo scorso anno ed oltre 711 nel 2010; in Puglia, le risorse idriche invasate sono poco più di 206 milioni di metri cubi contro i quasi 344 dello scorso anno e gli oltre 337 del 2010, mentre in Sardegna risultano disponibili circa 713 milioni di metri cubi d’acqua, mentre 12 mesi fa erano più di 1.160 e a fine febbraio 2010 erano 1.436.