Un ottimo tecnico, appassionato di allevamento e di grande competenza, con decenni di attività sul fronte delle formazione e della convegnistica, mi ha indicato quello che per lui è un problema crescente nel settore zootecnico: l’analfabetismo (o quasi) tecnico di ritorno.
Cosa significa?
L’analfabetismo di ritorno classico è il passare di una parte della popolazione da una situazione di sufficiente alfabetizzazione (intesa come capacità di leggere e scrivere i segni distintivi della realtà in cui si trova) a una di incapacità.
Non è che si diventi incapaci di leggere e scrivere nel senso tradizionale, ma si diventa incapaci di leggere e scrivere, ossia di capire, gli elementi che definiscono l’ambito in cui si vive.
Un esempio banale per intenderci: in una realtà sempre più definita e plasmata da tutto ciò che è legato alla multimedialità, il non essere in grado di mantenersi aggiornati ai cambiamenti continui rende il soggetto sempre meno capace di leggere e interpretare ciò che succede.
Come l’analfabeta di un tempo che firmava con una croce un foglio scritto che non era in grado di decifrare.
Bene, torniamo a noi.
La tesi del tecnico di cui sopra era che una fetta importante di allevatori sta lentamente ritirandosi, nel senso della volontà di aggiornarsi e crescere tecnicamente. Lo nota dalla partecipazione a momenti tecnici di formazione, di varia organizzazione, che è in diminuzione. Lo percepisce dalla crescita numerica di coloro che affrontano le sfide della produzione di oggi e di domani con un senso di apatia, come se avessero deciso che non vogliono più aggiungere conoscenze e aggiornare quel che già sanno.
Non so se è proprio così, di questo non ho contezza precisa. Tuttavia è un segnale da non sottovalutare.
La crisi che pesa da anni, gli effetti del trentennio di quote latte che ha lasciato stremate finanziariamente tantissime aziende (e spesso le più dinamiche e intraprendenti), l’incertezza legata a cambiamenti epocali che nessuno sembra in grado di capire e gestire, possono effettivamente indurre (magari in dosi omeopatiche) un’apatia, una rassegnazione che si traduce in un procedere solo perché si deve, ma senza il fuoco della volontà di fare oggi meglio di ieri e domani meglio di oggi, un fuoco che si alimenta solo con una formazione tecnica continua e di buon livello.
Ovviamente questo mette sul banco degli imputati anche chi la formazione la propone: se il ristorante è sempre meno affollato non è solo colpa dei clienti pigri, forse è colpa anche dei cuochi.
Questi non ha capito Niente Non è la presenza Che è diminuta Ma gli incontri che sono aumentati E la platea e Sempre quella Poi c’è internet e media che per Fortuna permettono di aggiornarsi Quando si vuole e non sottostare Ai tempi pretestuosi altrui. Tutto è importante ! Anche lavorare e seguire l’ azienda già Ben fornita di informatori Ciao ciao