Si chiamano agri-asili e, per quel che mi riguarda non avevo mai saputo della loro esistenza.
Ne ho trovato uno qualche giorno fa in un’azienda del piacentino.
Cosa sono?
Semplice: delle scuole materne, private ovviamente, ma del tutto equiparate alle altre, con maestre, aule, materiali vari. Ma hanno una caratteristica, essendo degli agri-asili: il percorso didattico che propongono ai bambini è legato alla conoscenza della terra, degli animali, degli alimenti.
Tutto quello che qualche decina di anni fa era patrimonio comune di ogni bambino, ma che ora è roba quasi sconosciuta.
Da qui l’idea dell’agri-asilo: una scuola materna nell’azienda agricola, dove i bambini possono ogni giorno entrare in contato con il mondo dell’agricoltura, dell’allevamento, stare all’aria aperta, vedere come si producono formaggi, da dove arriva il latte, sperimentare sapori, odori, sensazioni.
Chi può fare un agri-asilo? È una iniziativa privata, quindi chiunque voglia, a patto ovviamente di avere tutti i requisiti e le autorizzazioni del caso, trattandosi di una scuola materna.
Come in questa azienda, dove ogni mattina arrivano i bambini e il loro asilo è a pochi metri dalla stalla, dal caseificio aziendale, dall’area con gli animali domestici, dai digestori del biogas…
Davvero una cosa del genere non potrebbe rientrare nel programma, se non di una singola azienda, in quello di qualche cooperativa o associazione tra aziende?
Pensate che questi bambini (e i loro genitori) siano ancora vulnerabili alle panzane che si raccontano ovunque sul mondo dell’allevamento, dopo quel che vedono ogni giorno dal vero?
E non pensate che una iniziativa del genere accresca il valore sociale della produzione, qualunque essa sia? Per non parlare del volano di immagine e della possibilità di comunicare questo valore.
Insomma: l’asilo in fattoria? Si può fare.