Non è questa la sede per cose emozionali sugli eventi in corso ad est. Questo è uno spazio ei analisi, commenti e spunti che riguardano il latte, chi lo fa, chi coltiva la terra per nutrire la mandria. Ma anche – inevitabilmente – per ragionare oltre il cancello dell’azienda. Senza verità preincartate, ma anche senza copioni da seguire dettati da questo o quello.
Però l’assedio sulle aziende, con gli eventi delle ultime settimane si è sta chiudendo ancora di più.
I prezzi dell’energia (elettricità, gas, gasolio) sono alle stelle e tutto lascia pensare che siamo solo all’inizio.
La questione materie prime e loro costi è altrettanto tragica oggi e terrorizzante domani: dipendiamo per quantità enormi dalle importazioni e proprio queste sono sconvolte dagli eventi bellici in corso: per la logistica, per le semine e per prossimi raccolti. Che siano mangimi, che siano materie prime quelle che sono comprate dall’azienda, la voce “costi alimentari” rischia di andare fuori controllo.
Stessa musica per i fertilizzanti. Offerta che si riduce e prezzi alle stelle.
Sanzioni: quando si parla di sanzioni è facile, ma poi se si scende nel concreto si capisce che è sempre un’arma a doppio taglio e storicamente il made in Italy agroalimentare è quello che ci rimette.
Siccità che ormai non è più un fatto isolato, ma una caratteristica costante del clima con tutti i suoi effetti sulla campagna, proprio quando dovrebbe essere massima la capacità di auto-produrre.
Ora, a fronte di tutto ciò va bene lavorare per avere più efficienza, l’IOFC, il latte marginale, la gestione ottimale della campagna, le economie di scala, la qualità, i titoli, la sanità della mandria… tutta roba buona e giusta, ma quando la situazione è problematica, non quando è tragica come sta diventando.
Un intero settore rischia di essere annientato in questo assedio, compresi gli efficienti e quelli sempre nelle parti giuste dei grafici. Figuriamoci gli altri.