Torniamo a parlare del latte A2, argomento che trova sempre grande attenzione. Attenzione che non è certo buttata, visto che l’argomento è di quelli pronti a diventare di primo livello e, quindi, meglio essere preparati per tempo.
Per questo vi riporto alcuni punti sintetici di un recente articolo pubblicato su Professione Allevatore, a firma di Fabiola Canavesi, dedicato proprio alle vie pratiche per passare da una mandria “generica” di frisone a una mandria che produce sola latte A2, restando con le frisone in purezza.
Un primo punto importante: attenzione, in ogni mandria di frisone ci sono soggetti (certo, meno che in altre razze, ma ci sono) omozigoti A2A2 (la beta-caseina di tipo A2 viene prodotta dagli animali omozigoti A2A2, ossia per il gene che codifica la sintesi di questa proteina del latte). Quindi basterebbe separare alla mungitura il latte prodotto da queste bovine, cosa possibilissima, ad esempio, con il robot di mungitura. Questo latte potrebbe essere venduto con il distributore automatico – per chi lo ha – cosa che lo caratterizzerebbe in maniera più accattivante – se opportunamente evidenziato – rispetto al latte generico.
Ma passiamo alle indicazioni di Fabiola Canavesi.
“Occorre – scrive – all’inizio investire su uno screening totale della mandria, per avere una quantificazione esatta dei soggetti omozigoti A2A2 ed eterozigoti A2A1″.
Si può poi lavorare in maniera tradizionale sulla mandria, utilizzando solo tori omozigoti A2A2. I tempi sono ovviamente lunghi: in una decina di anni l’80% delle vacche sarà omozigote A2A2 (ipotizzando una situazione di partenza con il 25% di omozigoti A2A2 e che ogni anno nascano circa 50% maschi e 50% femmine e che tutta la rimonta vada a sostituire i soggetti che man mano vengono eliminati per vecchiaia o per scarsa produzione, in modo da mantenere il numero di 100 vacche in latte)”.
I tempi si accorciano utilizzando seme sessato sulle manze omozigoti A2A2.
“In questo modo – spiega Fabiola Canavesi – si otterrà un surplus di soggetti omozigoti A2A2 e si potrà anche creare lo spazio per eliminare dalle fecondazioni in purezza i soggetti che sono omozigoti A1A1 all’inizio e una quota degli eterozigoti negli anni successivi, in modo da accelerare il raggiungimento dell’obiettivo di avere una mandria 100% omozigote A2A2”.
Attenzione però a non trascurare un dettaglio fondamentale.
“Se valutate che questa sia una strada percorribile per lo sviluppo della vostra azienda – sottolinea infatti Fabiola Canavesi – occorre ricordare una cosa importante: scegliere solo i tori omozigoti A2A2 per la FA e ancora di più selezionare manze e vitelle omozigoti per la produzione della rimonta riduce la variabilità genetica dei soggetti che entrano nel ciclo riproduttivo dell’azienda. Questo può avere un effetto importante sul livello di consanguineità della mandria”.
“Occorre perciò scegliere con molta attenzione le linee genetiche da cui provengono i tori e diventa estremamente importante utilizzare piani di accoppiamento che permettano di tenere sotto controllo l’aumento di consanguineità, ottimizzando l’uso dei tori selezionati”.