In allevamento le bovine dominanti mostrano un cambio di comportamento quando è in arrivo una malattia.
Come se percepissero un venir meno di forza e abdicassero, momentaneamente, dal loro ruolo.
Questo prima ancora che la cosa sia rilevata dalla strumentazione di stalla.
E, ovviamente, prima che tutto ciò si traduca un un fatto clinico, visibile in stalla.
È l’assunto che guida alcune ricerche universitarie, di cui mi parlava un giovane e brillante ricercatore impegnato in esse (insieme ad altro che alimenterà gli spunti di questo Blog, ognuno ha i suoi pusher).
L’obiettivo di queste ricerche è testare tecnologia e mettere a punto algoritmi specifici che dicano se da questo cambio di comportamento delle bovine sia possibile individuare precocemente una situazione di malattia, ad esempio una zoppia, o una mastite.
Questo cambio di comportamento, che precede una situazione di malattia, vale ovviamente per le dominanti, ma vale per tutte le bovine della mandria.
È quel filone di studio che parte dall’osservazione degli animali per avere da essi le risposte che si cercano e che possono essere di aiuto per ridurre problemi (e farmaci).
Ovviamente questo è pane per la ricerca, ma può essere anche un atteggiamento importante per la pratica di tutti i giorni.
Osservare gli animali a lungo, magari con l’aiuto di telecamere che registrino i loro comportamenti nei momenti in cui non c’è nessuno in stalla?
Può aiutare a farsi dei “pattern” aziendali, dei modelli di comportamento della mandria: da essi, poi, cogliere le anomalie, quando si manifestano.
Certo servono spazi e strutture che aiutino le bovine a manifestare i loro comportamenti naturali.
Come la preferenza per certe parti della stalla, della mangiatoia, degli accessi alla mangiatoia.
E serve anche l’idea che osservare cosa hanno da mostrare le bovine sia tempo ben investito.

