Cave canem, dicevano gli antichi romani. Attenti al cane, certo, ma traslato ai nostri tempi, quel cave potrebbe essere anche maccheronicamente preso alla lettera.
Perché le cave, segnatamente quelle dismesse che solo in Lombardia sono centinaia e centinaia, potrebbero diventare, se andasse in porto una proposta di Coldiretti Lombardia, bacini di stoccaggio idrici di riserva per affrontare prolungati periodi di siccità.
Situazioni tutt’altro che sporadiche, ormai, e che potrebbero trasformarsi in vere e proprie catastrofi in futuro, e non solo per le produzioni agricole.
La proposta di Coldiretti Lombardia è quella di creare una riserva strategica di 90 milioni di metri cubi d’acqua utilizzando come stoccaggi proprio le cave dismesse in Lombardia.
Sono le risorse idriche che – stante la stima di Coldiretti Lombardia – si potrebbero accantonare usando gli invasi di solo il 10% di tutte le cave dismesse presenti nella regione, una misura pari alla metà di tutto il Lago di Como, oppure a quasi una volta e mezzo quello di Iseo.
In Lombardia – secondo l’ultimo rapporto di Legambiente – la provincia con il maggior numero di cave dismesse è Pavia con 952 siti , segue Mantova con 598, Milano con 403, Brescia con 269, Bergamo con 158, Sondrio con 141, Cremona con 129, Varese con 108, Lodi con 89, Lecco con 42 e infine Monza e Como con una a testa.
Quelle utilizzabili verrebbero definite dopo uno studio di fattibilità e il riempimento avverrebbe nelle fasi di grande disponibilità idrica, sfruttando anche la rete dei canali e i collegamenti idrici gestiti dai vari consorzi di bonifica.
Tutto questo, oltre a dare possibilità di sgrondo alle acque meteoriche in eccesso nel caso di piogge torrenziali, porterebbe anche a un recupero ambientale delle aree interessate.
Decisamente la proposta è intelligente e va nella direzione giusta per dare una soluzione a un problema che sarà sempre più grave.
Unico dubbio: se una proposta è intelligente, concreta, fattibile in genere ha vita dura in Italia.
Si preferisce baloccarsi con chiacchiere e commissioni che – queste sì – quanto a soluzione dei problemi in genere fanno acqua da tutte le parti.
O magari sorgerebbero comitati spontanei No-Bacino animati da acquariani (volete che non esistano anche loro?) in nome della libertà di ogni molecola d’acqua d’essere rispettata nel suo diritto a non stare ammassata con tante altre molecole in un angusto bacino…