L’immagine della scorsa stagione dopo il violento temporale, è eloquente. Da un lato un erbaio di loietto, dall’altra un erbaio misto, un miscuglio foraggero fatto da una varietà di essenze: frumento, orzo, triticale, avena e loietto.
Una prima cosa interessante è notare che, quando si tratta di allettamento e piante a terra, le cose possono andare diversamente, come diversamente può essere il risultato del foraggio che si porta a casa allorché lo si raccoglie in piedi o a terra.
Il fatto che da un lato ci sia allettamento e dall’altro tutte le piante siano invece dritte come corazzieri non dipende dai capricci del vento, ma da una delle qualità che un erbaio misto e selezionato ha rispetto a un erbaio in purezza, tanto più se questo è fatto dal vecchio, caro loietto in purezza, che ha pregi ma anche difetti.
L’erbaio che sta in piedi è fatto da essenze che combinano le loro virtù e minimizzano i loro difetti, per dare un risultato che cambia poco in seguito ai capricci del tempo. C’è l’essenza più fibrosa che dà sostegno, ma, limitata percentualmente, non riduce la digeribilità del foraggio raccolto con la sua dote di lignina. Ci sono orzo e frumento che danno foglie e fusto, ruminabilità e digeribilità accoppiate. L’avena assicura, per la sua parte, massa e voluminosità, sofficità, arieggiamento dell’andana.
Morale della favola: la componente foraggera è centrale nel razionamento della bovina da latte, per qualità e quantità, ma non basta dire erbaio. Sullo stesso ettaro si può fare bene, ma si può fare anche meglio.
Ad esempio puntando su erbai selezionati e ritagliati a misura delle esigenze di una stalla da latte: grande massa, elevata digeribilità della fibra, azione ruminale. Questo si fa più facilmente con un miscuglio di essenze, cosa che assicura una finestra di raccolta ampia e risultati costanti.
Le bizze del clima non si possono cambiare, le vecchie abitudini (anche in termini di produzione foraggera), sì.