Sempre più il lavoro dell’uomo sarà svolto dai robot. Già avviene, accadrà ancora di più prossimamente.
E questo, mentre da un lato produce risultati che sono nettamente superiori a quello di un addetto umano quando sono in gioco operazioni ripetitive, pericolose, pesanti, dall’altro solleva interrogativi su quello che faranno le persone una volta che i robot faranno sempre di più quel che ora stanno facendo.
Tuttavia ci sono situazioni nelle quali il robot va a fare un lavoro che nessuno prima faceva o, se sì, lo svolgevo in maniera molto, molto, molto meno accurata, precisa ed efficace, richiedendo molta manodopera e molto più tempo.
È il caso di questo robottino dell’Università dell’Illinois, che viaggia (grazie a un sistema GPS assistito da un operatore con un computer portatile) senza timore tra le file di mais o sorgo o altre coltivazioni e, grazie ai suoi sensori (spettrofotometri, termocamere, scanner a laser pulsato e così via) rileva dati, prende misure, analizza, verifica l’attività fotosintetica, trasmette (pianta per pianta) tutta una grande gamma di elementi che sono raccolti e lavorati dal computer.
Tutto ciò consente di avere un quadro accurato di come procedono le cose e dosare quindi al meglio acqua o fertilizzanti, verifica il procedere degli stadi vegetativi, individuare tempestivamente l’insorgenza di fitopatologie, anche nel fitto della vegetazione.