Se dal letame nascono i fiori, come cantava Fabrizio De Andrè, significa che è chiaro già da tempo che dentro questo materiale negletto si celi un tesoro. Estensione necessaria del concetto, ancorché non messa in strofe e ritornelli, per liquami & Co.
Ecco, appunto. Un tesoro. O un tessssoro, come diceva Gollum. Tra i tanti cataclismi in atto che stanno sconvolgendo conti e bilanci c’è anche quello dell’impennata dei costi dei concimi chimici. O addirittura della difficile reperibilità.
Non c’è bisogno di fare un riepilogo, ma i dati sono terrificanti. Tanto più che si sommano ai costi alle stelle delle materie prime alimentari, dell’energia e di tutto il resto.
Ora, puntare senza se senza ma a una gestione ottimale dei reflui per la concimazione non è una variabile, ma una drastica necessità.
L’indipendenza aziendale verso gli acquisti esterni non deve essere più un obiettivo per la sola parte alimentare della stalla, ma anche per quella dei concimi. Si torna al focus sulla campagna, che già in tempi “non sospetti” veniva indicato da chi maneggia conti e bilanci come l’ambito dove possono essere fatti recuperi di qualità e redditività.
Dentro le vasche, ai prezzi correnti poi, c’è un tesoro che si rivaluta giorno dopo giorno. E come tale va ora considerato. Modalità di raccolta dalle stalle, copertura degli stoccaggi, distribuzione localizzata mediante interramento, vanno considerati con lucidità, come si considera la gestione e l’uso di qualche cosa di prezioso.
Sprecare unità fertilizzanti per modalità e attrezzature non ottimali è ora un problema economico, prima ancora che ambientale.
C’è un tesoro nelle fosse che, ai prezzi correnti, si rivaluta giorno dopo giorno.