Non erano i quattro amici al bar di Gino Paoli. No, erano quattro forme di Grana Padano mantovano messe ad affinare in una grotta il Val Badia a 2000 metri di quota. Non quattro forme qualsiasi, ma quattro forme di Grana Padano versione senza insilati, di una latteria che su questa strada sta puntando molto.
Sta puntando cioè su produzioni di nicchia, che si discostino da quella “tradizionale”. Ad esempio con latte di stalle nelle quali sono stati abbandonati gli insilati e la razione prevede solo fieno di prato stabile e concentrati. Di fatto un Grana Padano che si sente più Parmigiano Reggiano, se non fosse che nasce nella sponda a nord del Po.
La regola è differenziare nicchie di prodotto e, di conseguenza, di valore. Perché il valore in più, in una produzione che si estende su un territorio pari a tutto il nord Italia come il Grana Padano, lo si deve andare a cercare – e un po’ inventare – nella differenziazione, nella specificità. Ed è quello che è stato fatto qui.
Una specificità data dal prodotto: un Grana Padano linea fieno, che non conosce insilati e quindi nemmeno lisozima. Ma anche un prodotto che è espressione di un territorio unico come quello dei prati stabili della valle del Mincio, dove cultura e azione sociale vedono nelle latterie dei protagonisti di primo piano, che fanno e sanno anche raccontare ciò che fanno.
E così arriviamo alle quattro forme in Val Badia (clicca qui): messe ad affinare per nove mesi nel caveau più alto d’Europa, a 2040 metri di quota, marchiate ad hoc, e poi battute all’asta o vendute porzionate in eventi spettacolari adeguatamente raccontati ed enfatizzati.
Ma il significato di tutto ciò va oltre queste quattro forme e diventa uno spunto valido in linea generale.
Introduce un concetto interessante: aggiungere specificità e valore immateriale scegliendo una fase di stagionatura (passati i primi 10 mesi) in località diverse da quelle di produzione.
Località in grado di aggiungere qualità organolettica, per il loro microclima specifico, ma anche appeal, glamour, storie di raccontare. Per una clientela che chiede, più che un alimento, un’esperienza sensoriale dove anche l’immaginario ha un ruolo non trascurabile.
Il percorso verso l’unicità, verso la nicchia, è cosa che va pensata, costruita, organizzata, raccontata in maniera suggestiva.
Altrimenti resta solo formaggio.

