È una domanda su cui si può ragionare e discutere, essere d’accordo o no, ma c’è un dato che mette d’accordo tutti: il prezzo del latte, anche nei momenti più tranquilli, pericolosamente vicino al costo di produzione di tante aziende, che se non ci fosse la Pac farebbero fatica a stare a galla.
Figuriamoci nelle tempeste, come quella che stiamo attraversando.
Questo vale soprattutto per chi vende latte all’industria, ma è un concetto valido universalmente.
Se però guardiamo al dato di questi giorni, le vendite online di generi alimentari sono aumentate, comprensibilmente, e questo è un fatto da considerare con attenzione.
Perché?
Perché la vendita online permette di arrivare direttamente al consumatore, saltare tutti i segmenti della filiera, trattenere valore.
Continuando a vendere latte, che ovviamente resta la attività fondamentale, è però possibile considerare con più attenzione la voce carne, finalizzata alla creazione di un canale diretto aziendale per la vendita online.
Chi non ha in stalla uno spazio da adibire all’ingrasso di soggetti da carne? Tutti, praticamente. E, con l’ET è possibile dal nulla o quasi costituire una popolazione di soggetti pregiati, di razze anche di gran moda. Oppure si possono fare incroci tradizionali, ma quel che conta è avere in mente il disegno preciso: costruire una filiera aziendale per la vendita diretta della carne.
Il canale online offre tanti vantaggi, con la possibilità avere un mercato potenzialmente esteso quanto il territorio nazionale.
Certo, non è cosa da improvvisare dalla sera alla mattina: si deve conoscere la logistica coinvolta, innanzitutto, ma bisogna anche investire nella propria capacità di essere visibili e preferibili online. Si deve avere un marchio, ovviamente. Si deve anche fare in modo da essere ai primi posti nei motori di ricerca.
Si deve coltivare la presenza in rete, raccontare la stalla, raccontare gli animali, raccontarsi. Alimentare il flusso di informazioni continuamente, essere accattivanti, propositivi, originali.
Bisogna dare una ragione affinché il consumatore compri con gli occhi, e poi si mantenga fedele per acquisti successivi.
Ognuno può fare i suoi conti, ma una attività del genere può dare introiti complementari, rispetto al latte, che continua naturalmente a essere l’attività primaria.
Ci sono sempre più consumatori che cercano online chi gli venda un po’ di tutto, ora più che mai anche i generi alimentari.
Investire su questo fronte oggi può essere utile per inveire meno domani sul prezzo del latte. L’azienda da latte è storicamente sempre stata anche un’azienda da carne, salvo sterilizzare completamente questa seconda voce negli ultimi decenni. Ma nulla vieta di tronare a pensarci.