Da qualche tempo si sta diffondendo nelle stalle l’uso dei boli ruminali. E, come sempre accade quando qualche prodotto nuovo compare all’orizzonte e sembra un’innovazione interessante, scatta la corsa alla nuova fetta di mercato, così promettente, scatenando una vera e propria bolomania.
La parola bolo in veterinaria indica delle preparazioni molto simili alle pastiglie, dalle quali si differenziano per le maggiori dimensioni. Queste grosse pastiglie si inseriscono con speciali applicatori orali nel rumine dei bovini e degli ovini per somministrare farmaci, mangimi speciali o strumenti per l’identificazione.
Sono facili da somministrare e annullano il rischio intrinseco dei liquidi di andare per traverso; inoltre, se sono a lenta dissoluzione e si sciolgono lentamente, non hanno bisogno di somministrazioni ripetute e fanno risparmiare tempo (e denaro).
A parte quelli farmaceutici e quelli per l’identificazione, tutti gli altri – cioè la maggior parte – possono essere suppergiù raggruppati secondo la tecnica di fabbricazione (capsule, boli compressi o boli solidificati) e il tempo di dissoluzione (dissoluzione rapida o lenta).
Le capsule sono la preparazione più semplice da realizzare. Si tratta di polveri contenute in un involucro gelatinoso che si dissolve a contatto con il succo ruminale. Poiché la dissoluzione è molto rapida, bisogna ripetere frequentemente l’applicazione e stare attenti ai dosaggi di alcuni principi attivi che, in alcuni casi, potrebbero risultare addirittura pericolosi (ad esempio, i sali di potassio).
I boli compressi sono fatti comprimendo a macchina una premiscela in polvere. In questo caso il tempo di dissoluzione può essere modulato a piacere, con l’unico limite della quantità di principio attivo che può essere compresso nello spazio del bolo. I prodotti che forniscono vitamine e oligoelementi di solito hanno una dissoluzione che dura a lungo (mesi), perché questi nutrienti agiscono in piccolissime quantità e anche un bolo piccolo può contenerne assai.
Invece, i prodotti che forniscono macroelementi come il calcio o il fosforo sono più difficili da fare, perché la quantità che si può mettere in ogni bolo è limitata dalle sue dimensioni e il tempo di dissoluzione è ridotto (normalmente non più di 90 minuti per i boli di calcio). Bisogna quindi usarne parecchi, e ripetere la somministrazione più volte.
I boli solidificati sono i più versatili. Si ottengono facendo solidificare una premiscela liquida in un involucro di plastica, che viene ovviamente aperto e gettato prima della somministrazione. Questa tecnica permette di ottenere boli di dimensioni molto grandi con tempi di dissoluzione molto lunghi: ad esempio, i boli a base di calcio possono contenere quasi un etto di calcio con un tempo di dissoluzione di 24 ore, rendendo possibile la mono-somministrazione, che è, comprensibilmente, un gran vantaggio in termini di impegno di manodopera.
A ogni buon conto, per valutare se un prodotto in boli vale i soldi che costa, bisogna considerare alcune caratteristiche fondamentali, e cioè:
1) cosa contiene (tipo di sali, di vitamine, ecc.): non tutti i sali di calcio sono uguali, non tutte le vitamine e i minerali sono utili, e così via;
2) quanto ne contiene: spesso a guardar bene ci sono sorprese sull’effettiva quantità di principi attivi;
3) qual è il tempo di dissoluzione: di solito o non è indicato o è vago (lunga dissoluzione: sì, ma lunga quanto?);
4) il costo per dose: bisogna controllare la dose prescritta nelle istruzioni per l’uso e confrontarne il costo con altri prodotti concorrenti.
Insomma, i boli sono una gran bella invenzione: sono comodi da somministrare e se sono ben fatti lavorano per voi. Però è una nicchia di mercato nuova e serve perciò acume e informazione – e qualche buon consiglio del veterinario – per fare la scelta giusta.