È cosa nota che un punto critico nella percezione e nel racconto all’esterno dell’allevamento da latte è la separazione precocissima del vitello dalla madre.
Potete spiegare quanto volete sulle ragioni sanitarie di questa pratica: sempre si andrà a parare sulla crudeltà del distacco madre-vitello.
È chiaro quindi che questo è un punto su cui si deve lavorare per trovare percorsi più avanzati che mettano d’accordo esigenze gestionali e sanitarie con le istanze animaliste di varia tendenza e presa mediatica.
Di percorsi ne fa anche questo allevatore emiliano, che ha un suo protocollo (e una attrezzatura ad hoc) per gestire il contatto madre-figlio.
In breve: il vitello nasce ed è messo in questa gabbietta mobile che è progettata proprio per questo scopo.
La gabbietta può essere spostata agevolmente grazie alle ruote e viene posizionata nell’apertura di sicurezza che dà sul box parto.
La madre a questo punto di avvicina, lecca, tocca, annusa, fa tutto quello che il suo istinto le suggerisce, ma il vitello resta staccato, in un ambiente pulito e senza contatti con il box parto.
In alternativa (perché non è da escludersi che un vitello più vispo del solito dall’apertura possa entrare nel box) la gabbietta può essere appoggiata a un punto qualunque della barriera che delimita il box parto.
Passate le ore che si vogliono dare per questo momento madre-vitello, la gabbietta fa il percorso contrario, viene messa la lampada riscaldante e il vitello resta per circa 24 ore, quando passerà alla vitellaia.
















Personalmente sono del parere che sia meglio allontanare la vacca dal vitello, prima possibile, in quanto, più lungo è il contatto, più i soggetti coinvolti si affezionano, e quindi il successivo distacco sarà più traumatico.