L’argomento è di quelli che raramente affiorano sul pelo libero del dibattito tecnico. Nei convegni si scansa volentieri. Eppure tra le tante aree protette che nei decenni hanno agito in regime di monopolio c’è anche roba che interessa da vicino il mondo degli allevatori.
Un annetto fa, in un convegno svoltasi a Roma e dedicata all’analisi dei punti deboli che frenano lo sviluppo agricolo e zootecnico, era stato affrontato anche il nodo della selezione genetica e di come è impostata e gestita nel nostro paese. Il tutto appoggiandosi su una chiara analisi svolta da Nomisma.
Ebbene, il paragone tra Italia, nord Europa e nord America confermava la preferenza italiana per uno spazio protetto e garantito dalla concorrenza. Da noi, infatti, libri genealogici, controlli funzionali e selezione genetica sono affidati a un’unica organizzazione di allevatori.
Non così altrove – si diceva – dove c’è la coesistenza di più organizzazioni e fornitori di servizi, con possibilità di scelta del singolo allevatore sul fornitore a cui affidarsi.
Insomma, c’è una reale apertura al mercato, che, grazie alla concorrenza, tende a definire servizi in linea con le esigenze degli allevatori e a prezzi contenuti.
Il regime di monopolio vigente in Italia, invece – sottolineava il rapporto Nomisma – non aveva permesso uno sviluppo in linea con le mutate esigenze degli allevatori, comportando spesso duplicazione di servizi.
Le cose potrebbero cambiare presto.
Lo spiega in un comunicato l’on. Paolo Cova, sottolineando vari aspetti legati alla discussione del disegno di legge su “Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo, agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura”, svoltesi alla Camera alcuni giorni fa.
“Un aspetto importante e fondamentale che sta affrontando questo collegato all’agricoltura – dice l’on. Cova – è quello della delega alla revisione della legge n. 30/91 che è un passaggio importante perché riguarda tutto il sistema che interviene sulla genetica e sulla gestione della nostra biodiversità zootecnica, in tutti i comparti, bovino, suino, equino, ovicaprino”.
“In questi anni – continua – abbiamo assistito a una ritardata applicazione e una estrema farraginosità della burocrazia della legge. Ma non è solo questo il punto: serve proprio un sistema di gestione dei libri genealogici che offra ai nostri agricoltori dati certi e informazioni che garantiscano un continuo miglioramento dei nostri allevamenti”.
Altro aspetto importante sottolineato da Cova, il fatto che “nella delega si chiede di preservare la biodiversità zootecnica italiana. E anche il mio ordine del giorno, appena approvato, va nella direzione di garantire agli allevatori che ogni dato raccolto sia libero da conflitti di interessi e che il controllore non sia anche il controllato”.
Non solo: solo pochi giorni fa, “anche a livello di Commissione europea, è stato approvato un nuovo regolamento, ora al vaglio del Parlamento europeo, che va nell’ottica di riformare tutto il sistema della gestione dei libri genealogici e della commercializzazione del mercato genetico – ha ricordato, infine, Cova –. L’approvazione di questo regolamento europeo che riguarda le associazioni di allevatori, le Apa, e la commercializzazione del materiale germinale è un motivo per la politica per intervenire in modo strutturale e offrire nuove prospettive per il futuro della zootecnia”.
Nel dettaglio, l’ordine del giorno ha impegnato il Governo a “rivedere l’attuale normativa in materia di controlli funzionali e valutazioni genetiche del bestiame al fine di garantire che l’esercizio di tali funzioni pubbliche avvenga nel rispetto dei principi della concorrenza; prevedere il riconoscimento del principio che i soggetti che hanno la gestione dei libri genealogici e dei registri anagrafici, dei controlli funzionali fenotipici e le associazioni di razza non devono avere partecipazioni o interessi nella commercializzazione di materiale germinale e seminale”.
Non conosco l’on. Cova e non mi interessa a che partito politico appartenga.
Tuttavia mi sembrano posizioni che meritino attenzioni, rilievo e dibattito.
Certo, non si può negarlo: nel campo della selezione è stato fatto moltissimo.
Ma questo non significa chiudere gli occhi davanti alla realtà e, soprattutto, ignorare gli scenari che cambiano.