Le buone condizioni dell’industria italiana di oli da semi illuminano positivamente anche la disponibilità proteica di produzione nazionale per l’alimentazione zootecnica. Si archivia infatti un 2016 positivo e un 2017 promettente per il comparto, anche grazie all’aumento delle produzioni nazionali di soia e girasole.
Lo ha riportato Mangimi&Alimenti riferendo dell’assemblea di Assitol.
Lo scorso anno alla soia sono stati destinati 350mila ettari, per una produzione di 1,1 milioni di tonnellate, vale a dire circa la metà dell’intero raccolto Ue, mentre 100mila ettari sono stati dedicati al girasole, per una produzione pari a 230mila tonnellate. Per il 2017, le semine sono ulteriormente cresciute di un 5 – 10 % sia per la soia sia per il girasole. Stabile invece la colza, con poco più di 13mila ettari.
Le oleaginose, grazie alle farine proteiche che ne derivano, sono essenziali per la produzione di mangimi, per l’alimentazione umana e per una serie di impieghi non-food come quello bioenergetico e biochimico.
La produzione italiana ed europea è, a tutt’oggi, ancora insufficiente rispetto alle richieste della popolazione e al fabbisogno dell’industria mangimistica.
Nel 2016, l’industria di trasformazione ha lavorato quasi 3 milioni di tonnellate di semi oleosi, con un aumento del 3,2% rispetto all’anno precedente. Un dato in controtendenza rispetto all’Europa, che ha registrato invece un calo del 2,7%.
“Nonostante l’incremento delle nostre oleaginose, occorre implementare la nostra produzione agricola, in modo da ridurre il ricorso alle importazioni e ampliare così l’offerta a disposizione delle aziende”, ha sottolineato Enrico Zavaglia, presidente del Gruppo oli da semi di Assitol.
Come?
“Rilanciando la ricerca, in particolare le biotecnologie no-ogm come la cisgenetica e le nuove tecniche di breeding”, ha detto.