C’è un osservato speciale tra chi sta analizzando l’andamento dei mercati futuri delle materie prime agricole e delle produzione zootecniche. È lui, El Niño, quel fenomeno metereologico che si presenta ogni 2-7 anni, si mantiene fino a sedici mesi e sconvolge i normali modelli metereologici, alterando precipitazioni e circolazione atmosferica e provocando fenomeni estremi in varie aree del globo, principalmente nella fascia tropicale.
Inondazioni e siccità sono le due facce del Niño e in base alle aree interessate, possono innescarsi onde d’urto di rilevanza globale.
In questa roulette, chi ci guadagna e chi ci perde?
Guardando questa cartina tratta dal sito della Fao (www.fao.org), a corredo di una informativa sul fenomeno, balzano immediatamente agli occhi due elementi, uno buono e uno no.
Se osserviamo le aree interessate a possibili forti siccità, si nota il coinvolgimento dell’Australia, con la stessa Nuova Zelanda che ne viene lambita. Dato che è qui che si decidono le sorti del prezzo mondiale del latte, un calo della produzione in quest’area avrebbe immediatamente ripercussioni positive sul prezzo del latte.
Sul versante opposto, ossia quello dei costi di produzione, la cappa siccitosa che incomberebbe sul Brasile (una delle dispense mondiali di mais e soia) non potrebbe che avere effetti diretti (al rialzo) sul prezzo delle materie prime e sui costi alimentari.
Trattandosi di ipotesi e previsioni tutto può cambiare, in meglio o in peggio.
Una ragione in più per tenere d’occhio che tempo fa – e farà – nell’altra parte del mondo.