Il tema è di quelli che riguardano una fetta non trascurabile di stalle, nella quali la questione riproduttiva è stata affrontata nel tempo passando – per sintetizzare – dai calori naturali alla sincronizzazione a tappeto.
In genere il percorso è stato inizialmente inserire le sincronizzazioni sui recuperi, per poi passare, alla sincronizzazione a tappeto su tutte le bovine.
Indubbiamente i risultati che si sono ottenuti in tante di queste stalle sono importanti con ottimi parametri riproduttivi conseguiti.
Eppure, il ripensamento su questa prassi riproduttiva si fa strada e, proprio per questo, si sta assistendo a un viaggio al contrario: dalla sincronizzazione a tappeto si torna ai calori naturali, tenendo a margine l’intervento di sincronizzazione solo sui ritorni.
Perché questo?
Metto in fila alcune considerazioni non mie, ma di un ottimo allevatore che su questa strada “di ritorno” si sta avviando, abbandonando l’attuale doppio Ov-Synch a tappeto, per tornare ai calori naturali.
Vediamo.
Una prima questione è quella dei costi: ha calcolato un costo di 16-16,5 euro per ogni intervento di sincronizzazione che fa nella sua stalla. Moltiplichiamolo per le vacche presenti e si capisce che non è poca cosa.
E poi c’è il lavoro che questa pratica richiede, un lavoro – tra l’altro – che richiede assoluta precisione e che porta via ore e, quindi, soldi.
Certo, se non ci fossero alternative valide a replicare i dati riproduttivi eccellenti (si viaggia su un PR del 34%) della sua stalla continuerebbe, ma non è così.
Dato che tutte le vacche hanno un attivometro, ora utilizzato solo come verifica ex post del successo dell’operazione di sincronizzazione e fecondazione, e dato che la precisione di questi strumenti è sempre più elevata, l’idea è quella di puntare su di loro per individuare i calori.
Il che, anche a rimetterci un po’ in precisione – spiega – sarebbe già un notevole risparmio di tempo, lavoro e soldi rispetto a ciò che si fa ora.
Tuttavia c’è dell’altro da considerare: è pur vero che la questione sincronizzazione a tappeto può essere anche uno strumento per superare problemi di fertilità che non si riescono a risolvere.
Può essere una questione di strutture, di management. E allora serve una stalla dove benessere e spazi siano adeguati e le bovine possano esprimere naturalmente al meglio comportamenti ed estri. Qui su questo non ci sono dubbi: la situazione è eccellente.
Ma anche sulle dinamiche ormonali della fase riproduttiva – e qui a dirlo è un tecnico del settore – passare dalla sincronizzazione a tappeto ai calori naturali potrebbe essere interessante. Questo perché una pregressa sincronizzazione garantisce agli animali una certa ciclicità che si mantiene poi. Al punto – spiega – che in stalle dove è stata abbandonata la sincronizzazione non è difficile vedere risultati riproduttivi analoghi tra prima e dopo, con bovine che, abbandonata la sincronizzazione, ciclano bene, hanno calori netti, parti regolari, fluttuazioni contenute del BCS., pochi problemi al parto.
Ecco perché conclude – il pensiero di abbandonare tabelle di sincronizzazione a schema rigido si sta facendo strada: se porta un beneficio reale OK, ma se è ragionevole pensare che sia un beneficio limitato e/o c’è una tecnologia in grado di offrire un risultato analogo in termini di redditività ed efficienza produttiva della mandria, la questione va valutata, perché potrebbe esserci della marginalità da recuperare.
E poi c’è una questione di accettabilità sociale e di immagine dell’allevamento.
Inutile girarci intorno: come può essere raccontato al consumatore un allevamento dove sistematicamente si attua la sincronizzazione? E, a seguire, come si può pensare che il consumatore medio possa essere d’accordo su una pratica che mette insieme tutto l’armamentario lessicale (sistematicità di punture, farmaci, ritmi e tempi da catena di montaggio e via discorrendo) di chi condanna l’allevamento?
Non per niente questo percorso di andata e ritorno (calore naturale-sincronizzazione-calore naturale) è più praticato laddove si produce per Dop importanti e dove l’occhio del consumatore e delle sue agguerrite associazioni, per non parlare delle galassie animaliste, è sempre puntato e sospettoso.
Una disputa mediatica (social e compagnia) su questo tema sarebbe assai ardua. Non dico da vincere, ma semplicemente da pareggiare.
molto attuale