Per cominciare, ovviamente, la domanda più importante: per quale motivo un titolo con “Dieci punti (più uno) per quando si fa una nuova stalla” e non, già che ci siamo, Undici? Giusta osservazione, che merita una risposta, anzi due.
La prima è che un titolo con dieci punti è come un vestito blu, fa sempre la sua figura. Il fatto che i punti possano essere di più, non è un buon motivo per rinunciarci. La seconda è che l’undicesimo punto in realtà è generale, sta bene per conto suo perché – vedrete – è una vera e propria nuova filosofia che riguarda il realizzare qualche cosa di nuovo.
Dunque, che i dieci punti (più uno) abbiano inizio.
- Non dare nulla per scontato. Ossia, non prendere per buone soluzioni che si sono dimostrate ottime in altre stalle, perché ogni stalla è una storia a parte, fatta di ambiente, di persone, di storie, di abitudini, di abilità diverse.
- Visitare più stalle possibile. Non stancarsi di osservare, confrontare, valutare, immaginare. Cogliere per ognuna gli spunti più interessanti. Tenere sempre presente che è una certa idea di gestione che deve orientare la costruzione di una nuova stalla, non viceversa. Per dirla sintetica: è la struttura che deve assecondare la gestione e non la gestione che deve sottomettersi alla struttura.
- Confrontarsi con tecnici preparati per discutere e ragionare sul progetto. Tecnici che conoscano bene cosa è una stalla, cosa è la gestione di una mandria, quali sono le criticità, fin nei minimi dettagli. Progettisti che ne sono tanti. Progettisti bravi un po’ meno. Progettisti molto bravi ancora meno, ma sono questi che vanno ricercati perché fanno la differenza anche molto tempo dopo che la stalla è stata realizzata.
- Considerare i fenomeni meteo estremi a cui sempre di più andremo incontro, per il caldo estivo soprattutto, e creare tuti quegli accorgimenti per ridurne l’impatto negativo.
- Attenzione alla biosicurezza: l’organizzazione degli spazi (interni ed esterni) deve essere tale da permettere di lavorare nella massima biosicurezza.
- Attenzione ai predatori e ai selvatici in generale: sono un problema sempre più grave e sono sempre più numerosi e audaci (un po’ come chi li difende sempre, a prescindere).
- La stalla è una struttura in divenire. Quindi non fare una cosa che non possa essere più modificata. O meglio: lasciare aperte le possibilità di modifica, ampliamento, sistemazione senza rigidità che lo impediscano, vedi posizionamento di fosse, trincee e via dicendo; ma anche all’interno, considerare con attenzione ogni soluzione che dia elasticità alla suddivisione delle aree. Valutare sempre la possibilità di inserire anche successivamente livelli crescenti di automazione e nuove tecnologie.
- Creare le condizioni di massimo benessere per gli animali che ci entreranno. Vale per la stalla e vale per gli spazi esterni. Ad esempio considerare sempre la possibilità di avere prati-paddock contigui alla struttura a cui gli animali possano accedere con la massima facilità.
- Considerare i gas in uscita dalla stalla, che devono essere ridotti il più possibile, sia per le fosse di stoccaggio (copertura) che per le parti aperte. Idem la migliore gestione possibile delle deiezioni.
- Massimo risparmio energetico in tutte le soluzioni adottate e massima attenzione a ogni sistema di recupero dell’acqua e di minimizzazione del suo consumo.
E il punto finale aggiuntivo?
Eccolo: tenere sempre presente la decostruibilità. Qualunque nuova costruzione deve prevedere le modalità di recupero dell’area allo stato originale, terminato il ciclo di utilizzo ipotizzato, e quindi vanno conteggiati modalità e costi di rimozione (ed eventuale recupero) dei materiali utilizzati. Una stalla va pensata come un qualcosa che non durerà per sempre, ma che potrebbe essere smontata nei suoi componenti in futuro.
Bene, ovviamente la lista non è incisa nella pietra e si può rimaneggiare e integrare a piacere. Anzi, me lo auguro.