Ci sono partite nelle quali lo squilibrio delle forze in campo è talmente manifesto che il punteggio da disfatta per una delle due è solo una logica conseguenza. Altre, invece, nelle quali le due squadre si equivalgono, eppure l’una segna, l’altra sbaglia gol a porta vuota, e il risultato è una disfatta comunque per l’una e una vittoria straripante per l’altra.
Non manca poi una terza situazione: una squadra è molto più forte, eppure non ne azzecca una davanti alla porta avversaria e viene infilata in contropiede in continuazione. Stesso risultato: disfatta, anche se è la squadra più forte.
Dove voglio andare a parare?
Sarà più chiaro a tutti se dicessi che la partita è quella della comunicazione e che le due squadre in campo, per semplificare, sono quella che contestano l’allevamento e quella di chi alleva.
In questa partita, bisogna riconoscerlo, è una batosta dopo l’altra per chi alleva e la filiera che ne fa parte. Al punto che aumentano in continuazione le accuse che le sono portate e dalle quali deve difendersi continuamente.
Ma, per tornare alla partita, è come quella squadra assai più forte dell’altra, ma che per totale incapacità sotto porta – o, quando si arriva ai rigori, per non buttarne dentro uno – perde clamorosamente partita e Coppa.
E veniamo al punto di oggi. Tra le accuse da cui deve difendersi arroccata in area la filiera delle produzioni animali ha quella delle emissioni.
Argomento complesso e serio, sul quale sicuramente anche chi alleva deve fare una riflessione e capire come migliorare, dato che può e deve farlo.
Tuttavia il ragionamento di chi accusa è spesso condito con l’affermazione che una dieta vegetariana, per esempio, avrebbe un minore impatto sulle emissioni di CO2 complessive.
È proprio così?
A questo riguardo in un interessante webinar tenutosi di recente e dedicato alla sostenibilità dell’allevamento dei ruminanti, un ricercatore mostrava una serie di dati interessanti.
E, fin qui, tutto bene.
Diventa curioso vedere come tutto ciò impatta a livello di emissioni di CO2 legate alla loro produzione. Se per il gallone di latte i kg di CO2 prodotti sono 6,3, per i 10-20 kg di vegetali sono 13,5.
Sono 15,5 per i 750 grammi di carne bovina; 5,5 kg per il pollo, 3,6 per il riso e 1 per il pane.
La cosa interessante di tutto ciò, pur nel limite di una schematizzazione estrema (l’alimentazione è data in genere da una mix dei vari prodotti) è il confronto tra vegetali, latte e carne in termini di CO2 prodotta per avere la quantità di calorie necessaria.
È evidente che la dieta di soli vegetali non è così virtuosa.
Rispetto al latte e, a guardare bene, anche rispetto alla carne bovina.
Un bell’argomento per contrastare una certa vulgata, una bella azione per fare gol nella partita della comunicazione.
Illustrazione Pixabay.