Tutti siamo un po’ permalosi quando ci toccano un punto sensibile (io stesso, per dire, se qualcuno mette in dubbio la mia capacità di usare in maniera eccellente il punto e virgola mi adombro) e questo accade molto frequentemente in ambito lavorativo.
Soprattutto in settore come la stalla da latte, si può trovare la figura dell’allevatore che tende a considerare il proprio operato un punto di riferimento immodificabile, trovando mille cause esterne a problemi che, a volte, hanno la loro radice proprio in qualche sua lacuna.
Del resto poche attività sono complesse come quella di una stalla da latte, richiedendo un’infinità di competenze – dalla gestione della campagna alle scelte di selezione e tutta la miriade di scelte da fare a livello operativo – che è impossibile trovare al massimo livello in una singola persona.
Da qui la presenza in stalla di figure chiave, come il veterinario e il nutrizionista.
E proprio a loro si riferisce un aneddoto raccontatomi da un amico, che illustra bene un rischio che può celarsi nella scelta dei collaboratori da parte dell’imprenditore.
Ebbene, per farla breve, in quella stalla le cose iniziarono a peggiorare dal punto di vista delle cellule somatiche nel latte.
Veterinario e nutrizionista, insieme, cominciarono a valutare la situazione, analizzando tutti i punti del processo produttivo, ognuno per la parte di competenza. Osserva, controlla, verifica, si arrivò alla conclusione che il problema stava nella routine di mungitura, che aveva bisogno di una messa a punto più efficace, correggendo alcuni comportamenti.
Il tutto riferito fu riferito diligentemente dai due professionisti all’allevatore.
Quale fu la sua reazione? Semplicemente rispose che non c’era nulla da cambiare in mungitura, che il problema era sicuramente altrove dato che aveva sempre fatto così senza problemi e, morale della favola, ha cambiò sia veterinario che nutrizionista.
Va da sé che i problemi rimasero pure dopo, anche se non è dato sapere come sia finita la faccenda.
Che tuttavia fornisce una sua piccola morale. La tentazione di non mettersi mai in discussione è forte e, specialmente laddove ci sono varie figure di consulenza, è facile trovare a chi addossare le colpe.
Quanto ai consulenti, possono essere di due tipi: quelli che dicono le cose come stanno e criticano anche, se necessario, certi comportamenti di chi li paga, se ritengono che essi siano errati; oppure quelli che tendono a lisciare il pelo, ad assecondare gli umori.
Questi ultimi sono ovviamente quelli preferiti dall’allevatore che non si mette mai in discussione.
In genere le cose, per gli uni come per gli altri, finiscono però allo stesso modo: dopo qualche tempo i problemi continuano e quindi vengono sostituiti.
Un po’ come nelle squadre di calcio dove i presidenti fanno campagne acquisti sballate e poi cambiano allenatori uno dopo l’altro, pensando di migliorare le cose.
La squadra regolarmente retrocede, magari al quarto o quinto allenatore cambiato.
La cosa ridicola è che non di rado il presidente è ancora convinto che la colpa sia dei vari allenatori…