Inutile pensare che possano cambiare. Per qualcuno sempre e comunque c’è un colpevole da mettere all’indice, reclamare misure punitive, meglio ancora chiudere tutto e buttare la chiave.
È quella fetta di soggetti che hanno la risposta pronta per tutto, che sia l’inquinamento, il cambio climatico e ora il Covid-19: la colpa è degli allevamenti intensivi.
Ecco un altro bell’esempio. Che si concentra su un aspetto della conversazione che sta guadagnando terreno: il salto di specie.
E, anche per il salto di specie, si parte dagli Ogm e si arriva a randellare l’allevamento. (Se volete leggere questo articolo cliccate qui).
Ora, il salto di specie nei virus è una questione seria, anche preoccupante, ma proprio per questo semplificare e modellare la questione come il pongo per farle prendere la forma che si desidera diventa un po’ sospetto.
Tanto più se è la solita storia già sentita tante volte con altri allarmi, che mettono solo l’allevamento sul banco degli imputati.
E poi non si capisce bene perché, in generale, i selvatici siano esenti da colpe.
Perché se sbaracca l’allevamento i selvatici tornano e tornano a dismisura. Magari qualche anima bella si commuove di felicità, ma non è propriamente una bella notizia.
“Le specie selvatiche sono considerate il principale serbatoio di patogeni potenzialmente fonte di nuove e vecchie zoonosi”, spiega un noto professore in una bella intervista che metteremo sul numero di Professione Allevatore che stiamo chiudendo.
“Ed è proprio nell’ambito dell’ecosistema selvatico che si verifica una sorta di convivenza in cui il patogeno subisce una spontanea attenuazione e parallelamente l’ospite acquisisce una forma di resistenza verso il patogeno stesso. Il fenomeno va letto alla luce di una logica biologica universale di matrice evoluzionistica: ogni essere vivente ha come obiettivo sopravvivere e riprodursi. Per questo deve adattarsi e per adattarsi deve cambiare. Purtroppo quando un patogeno esonda dall’ambiente selvatico a quello domestico, l’equilibrio si rompe e si realizza il rischio epidemico. Se il patogeno viene trasmesso all’uomo si parla di zoonosi”.
Ma a chi ha da poco scoperto anche il “salto di specie” per dare addosso a chi alleva non credo interessano le sottigliezze scientifiche. Meglio stare alle certezze granitiche, e cioè che tutto è colpa degli allevamenti, magari mai visti dal vero nemmeno una volta.
Per loro il cibo si forma – evidentemente – direttamente sugli scaffali. Il nesso tra allevamenti e cibo sembra sfuggirgli.
Ci sarà anche il salto di specie virale a preoccupare. Ma anche i salti di logica possono essere pericolosi.