È sempre più definito il contorno che la stalla da latte assumerà con sempre più evidente nettezza negli anni a venire.
Detti alla rinfusa, senza pretesa di scientificità: tecnologia che va a sostituire gradualmente certi snodi operativi che la manodopera (famigliare, indigena o immigrata) non è più in grado di garantire; benessere animale (declinato soprattutto in più spazio a disposizione e migliore controllo microclimatico); animali più robusti e redditizi, grazie a una selezione sempre più focalizzata su ciò che fa reddito e riduce i costi; maggiore sanità della mandria grazie al ripensamento di protocolli di lavoro e a una riconsiderazione al ribasso delle quantità di farmaci immessi nel ciclo produttivo. E, ancora, una più attenta considerazione del legame indissolubile tra campagna e stalla, non solo per ridurre quanto più possibile la dipendenza dall’esterno per l’alimentazione della mandria, per quantità e qualità, ma anche con un occhio sempre più attento a temi come risparmio idrico, impronta carbonica, emissioni di gas serra.
Nell’insieme sono tutti tasselli che, uniti tra loro, formano il quadro di un allevamento dove la produttività si abbina all’etica.
Produttività ed etica, dunque, sono le due colonne che sosterranno l’impalcatura dairy nei prossimi anni: qualcuno lo fa già per convinzione, altri ci arriveranno per imposizione, ma questo non cambia la sostanza.
In un mondo ideale tutto ciò sarebbe facile, persino ovvio. Tuttavia c’è un ostacolo grande come una casa, come il macigno o il burrone che si trova davanti Willy il Coyote mentre insegue lo struzzo Beep Beep: i costi.
Con i prezzi del latte che si possono ragionevolmente supporre per i prossimi anni, per i quali è lecito – ma non certo, tutt’altro – aspettarsi una crescita, l’etica dell’allevamento dovrà trovare una via economicamente sostenibile, da ricercare stalla per stalla, necessariamente combinando tutto quanto si è detto fino ad ora con un miglioramento della produttività e una riduzione dei costi.
Magari non considerando solo come una casualità il fatto di “vendere” l’eticità della propria produzione (comunicandola in maniera professionale ed efficace) per spuntare prezzi migliori di vendita.
In questo sarà fondamentale scegliere interlocutori tecnici (veterinari, agronomi, fornitori di servizi e prodotti in genere) che siano animati da una visione comune: etica e redditività possono viaggiare insieme e, addirittura, l’una può influenzare positivamente l’altra.