Seguirete sicuramente i passi ambiziosi dell’Europa, intesa come Unione Europea, per – si dice – ridurre le emissioni di CO2. Per forza: c’è una tale infatuazione per l’ideologia verde che fa trasudare indicazioni e norme per ogni settore produttivo.
Ora è la volta delle automobili, ma non pensiate che la zootecnia sia passata di moda. Si sa che al cuore di certo talebanismo verde ci sono tante teorie punitive della realtà e la zootecnia è senz’altro tra le realtà da punire senza troppi fronzoli, anche con la clava delle emissioni.
Tuttavia la realtà è testarda e fatta di tante cose misurabili.
Ad esempio, per stare in materia di emissioni globali di CO2, l’Europa “pesa” per l’8% (solo l’8%). Eppure i trombettieri verdi non perdono occasione per sottolineare l’importanza di abbassare il livello ancora di più: entro il 2030 -55%. Il che, detto da chi sa le cose, è totalmente irrealistico, dato che vorrebbe dire raddoppiare ciò che si è fatto negli ultimi 30 anni, ma con spazi di efficientamento molto più esigui
Con quali risultati, concreti, per il pianeta? Davvero (ammesso che sia possibile, e non lo è) azzerare le emissioni europee annullanado interi settori economici, aggiungendo tasse verdi, verdine, verdognole farebbe la differenza, considerando che tuttora il 60% dell’energia mondiale deriva dal carbone, che la produzione di energia da fonti fossili non è sostituibile per anni e anni a venire e che nel resto del mondo non si ha la minima intenzione di seguire la strada europea?
Eppure si procede a testa bassa, incuranti degli effetti potenzialmente catastrofici per la nostra economia.
Perché questo volere essere i primi della classe senza fare i conti con la realtà l’abbiamo misurato con le fantasmagoriche virtù dei vari Greeen Deal e compagnia, che riempiono di chiacchiere ma che svuotano i granai. Che invece – la guerra in Ucraina insegna – si dovrebbero innanzitutto riempire fino all’autosufficienza, prima di pensare ad altre amenità.
E con l’energia non siamo messi meglio, perché siamo mendicanti anche di questa. Eppure, sempre per la voglia di essere i primi della classe, ci ritroviamo a pagarla quattro volte più che nel resto del mondo, con l’incubo dei razionamenti per il prossimo autunno inverno.
Quanto questa asimmetria nei costi energetici possa pesare in termini di concorrenza con altre parti del mondo è evidente, ma non abbastanza evidentemente: l’ideologia – e quella verde non è meno pericolosa delle altre – se ne infischia della realtà: se essa non si piega alla ideologia, peggio per la realtà. E peggio per tutto il mondo reale che vi è attaccato.
Di persone sciocche ne conosciamo tante. Di persone sciocche convinte di essere dei geni e che vogliono fare i primi della classe un po’ meno, ma sappiamo che per loro non finisce mai bene. Credo – ma ovviamente mi sbaglierò – valga anche per le istituzioni. Dopotutto avremo il caricatore universale per i cellulari.
Per chi volesse, consiglio l’illuminante relazione di Davide Tabarelli (Nomisma Energia) al recente webinar del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano. Cliccate qui, è la prima relazione.
“Le strade per l’inferno sono lastricate di buone intenzioni “