In tempi come questi dove tutto è messo a soqquadro e tante certezze vengono meno circa la via maestra che deve seguire un’azienda per durare nel tempo e dare reddito, un elemento emerge con chiarezza: il modello famigliare era, è, e, molto probabilmente rimarrà, la vera architrave della zootecnia da latte italiana.
Questo è un dato di fatto.
Non c’è bisogno di riassumere (anche perché non tutti sono così ben definibili nei loro esatti confini) i tanti punti di forza di una azienda che è anche compagine famigliare: coinvolgimento diretto tra gli addetti, legami affettivi tra le persone e legame diretto, viscerale, con la propria terra, con le strutture che si sono aggiunte nel tempo. E poi passione condivisa, tempi di lavoro e tempi famigliari che si sovrappongono e si sostengono, nella stalla o nella cucina a pranzo.
E poi quel senso condiviso di una missione da portare avanti, la forza delle generazioni che spingono, incoraggiano, spronano anche quando i fondatori (i nonni, i genitori) sono passati all’altra riva del tempo.
Fuori dalla poesia e dentro nella concretezza, c’è la possibilità – entro certi limiti – di contrarre i propri redditi, per far passare la nottata di fasi critiche, attingendo proprio alla “famiglia”.
Tutto ciò, con una struttura di taglio più industriale, basata su dipendenti, è molto più difficile, se non impossibile. Ed è proprio questa la realtà che rischia di essere schiacciata quando ai costi rigidi del lavoro si sommano, improvvisamente, rialzi improvvisi e incontrollabili – se non in minima parte – di altre voci, come è il caso dell’alimentazione o dei costi energetici, in questa fase.
Al contrario la forma famigliare ha una sua elasticità, una sua capacità di farsi concava o convessa in base alle necessità che le dà una marcia in più quando la strada si fa improvvisamente ripida e impervia.
Perché tutto ciò sia realtà oltre che parole serve però un rapporto solido tra componenti del gruppo famigliare, tra genitori e figli, zii e nipoti, capacità di gestire i passaggi delle consegne, di stabilire regole chiare e condivise, di avere momenti comuni per fare chiarezza; anche – ed è meno facile di quanto possa sembrare – saper ascoltare e dare fiducia da parte dei più vecchi, quando ci sono anni e anni di esperienza, ma dall’altra parte ci sono salti tecnologici inimmaginabili fino a pochi anni fa.
Ecco, appunto: la tecnologia. Se è vero che la forza famigliare è una garanzia di futuro, è anche vero che le generazioni più giovani devono restare in azienda. Possibile, ma non facile.
Perché questo accada è inevitabile che la stalla abbia un appeal nuovo. Sia un ambiente dove non si debba più lavorare alla catena di orari impossibili, di azioni pesanti, monotone e ripetute ogni giorno dell’anno. In un ambiente avaro di benessere umano, oltre che animale.
Al contrario inserire innovazione in certi punti chiave non solo migliora l’efficienza della stalla, ma la rende un ambiente all’avanguardia sul lato della tecnologia, più attraente e in grado di offrire ambienti di lavoro e orari assolutamente comparabili ad altre realtà lavorative. Che però non possono offrire tutto quello descritto sopra.
Pensiamo al robot di mungitura, ai sistemi automatici di alimentazione, alle bioenergie, alle mille declinazioni dell’elettronica applicata alla gestione della mandria. Pensiamo a tutto questo calato nella realtà famigliare: un mix vincente, dove realmente ogni generazione può dare il meglio di sé e, realmente, ciascuna ha sia da insegnare all’altra che da imparare.
E, insieme, far crescere l’azienda. Sfuggendo alla logica del sempre più grande, della produzione sempre più spinta, della necessità di ricorrere a sempre maggiori input esterni.
Insomma: famiglia (unita) + tecnologia può essere davvero la formula dell’azienda sostenibile.
Famiglia unita + tecnologia! Un po’ troppo semplice per essere vero! Le cucine dei robot di alimentazione vanno pulite e caricate costantemente. I robot di alimentazione e mungitura hanno costi di manutenzione esagerati. Le vacche in ritardo vanno individuate e munte almeno 2 volte al di. Gli allarmi per conduttività sbalzi produttivi ruminazione e attività vanno monitorati e controllati il prima possibile. Lupe e vitellaie con allattatrici su rotaia hanno comunque bisogno di manodopera ben formata e presente giornalmente per pulizia e controllo allarmi. Per far sì che tutto ciò’ funzioni alla perfezione non servono meno ore in stalla anzi serve gente ancora più motivata e specializzata. Non sempre lì si può trovare in famiglia! Anzi spesso sono causa di attrito perché non tutti in famiglia vogliono o sono in grado di occuparsene e chi lo fa diventa ancor più indispensabile.