Quando si propone un nuovo tavolo per discutere i dolori della filiera del latte, le sue incongruenze, il macigno dei costi di produzione che stanno schiacciando le stalle, le ragioni misteriose (ma anche chiare) per cui ogni aumento di valore del prodotto finito non genera vantaggio alcuno alla base produttiva, che invece deve assorbire la maggior parte dei maggiori costi… la domanda sorge spontanea: qualcuno ricorda un tavolo, un qualsivoglia tavolo di filiera che abbia dato risultati duraturi?
Intendo, risultati che siano durati più del tempo dell’annuncio dell’istituzione del tavolo medesimo?
Io – ma forse pecco di memoria – no.
Perché attorno a un tavolo si è sempre tutti uguali, ma come insegnava Orwell in Animal Farm, c’è sempre chi è più uguale degli altri.
Ecco perché, quando leggo della proposta di questo o quello sull’istituzione di un tavolo per capire le vie di uscita per il settore latte… cambio lettura.
L’esperienza insegna che non c’è tavolo che abbia mantenuto le promesse e abbia portato vantaggi reali al mondo della produzione.
Che tuttavia deve interrogarsi con onestà e domandarsi perché a furia di tavoli, di legna se ne è accumulata tanta, ma i problemi sono rimasti sempre quelli.