Fotovoltaico, mini biogas, essiccatoio e ottimo foraggio aziendale: qualche tratto delle nuova stalla che verrà.
Non necessariamente quella di grandi dimensioni, anzi. Forse proprio quella di taglia medio- piccola.
Con tutti i limiti di una approssimazione fatta a partire da qualche spunto raccolto qua e là in alcune recenti occasioni di confronto pubbliche e conciliaboli privati, provo a tratteggiare un piccolo identikit di come la criticità del momento attuale possa definire – messa su un binario di progettualità – le nuove stalle.
La cosa interessante è notare come ci sia un punto di incontro tra il problema energetico, inteso come costi di approvvigionamento, e la crisi dei costi alimentari.
Si deve puntare – su entrambi i livelli – alla massima autosufficienza energetica. Quindi fotovoltaico e biogas per autoconsumo, con il secondo ovviamente solo alimentato a deiezioni.
Due conseguenze positive che hanno un riflesso agronomico importante: digestato da utilizzare in sostituzione dei concimi chimici e calore (certo in base alla taglia del digestore: se mini, in inverno, la disponibilità sarà ridotta) ed elettricità da indirizzare anche all’essiccatoio aziendale, per avere la massima qualità dai foraggi che si producono.
Se questo è un aspetto importante ovunque, diventa indispensabile per quelle aree dove l’alimentazione della mandria è centrata per disciplinare sui fieni con divieto di uso di insilati.
Dai fieni può arrivare anche una quota in più di quella frazione proteica che incide in maniera più onerosa sulla razione e più risente dalle crisi mondiali.
Come spesso accade però la complessità del problema richiede soluzioni che non sempre sono alla portata della singola azienda, spesso già provata da situazioni finanziarie vacillanti.
Dunque?
Torna ancora a fare capolino la questione consortile, l’unirsi per uno scopo comune. Magari con progetti di filiera, all’interno dei quali si definiscano perimetri di autosufficienza energetica. Il tutto corredato da un beneficio ambientale dimostrabile e certificabile.
Dimostrare che il latte prodotto in stalla, e il formaggio prodotto in un dato territorio, è fatto con la sola energia auto-prodotta potrebbe essere anche un messaggio di marketing importante.
Vorrei qualche contatto di qualche azienda con un centinaio di vacche in latte che ha fatto un impianto mini biogas che non si sia consorziate con altre per fare impianti di più grossa taglia
Saluti
Silvano Rovei