Crescono le aziende nelle quali si procede alla genotipizzazione di tutta la popolazione femminile presente. Conviene farlo? E perché?
Queste alcune osservazioni raccolte ragionando con chi ha fatto questa scelta.
Senza dubbio ci sono prezzi interessanti, e questo è un buon punto di partenza.
L’indice genomico sulle femmine, in particolare sulle manze, ha un’attendibilità molta alta, attorno al 70%. Questo consente di fare una selezione in azienda direttamente sugli animali migliori, per i quali il dato genomico dà un’informazione molto accurata.
Si ottiene così una graduatoria assai precisa di quali soggetti è più conveniente avviare alla produzione di rimonta, molto di più di quanto si possa fare basandosi sulle sole caratteristiche fenotipiche. Queste bovine possono essere coperte con il seme sessato, lasciano il resto delle femmine per la produzione di incroci da carne.
L’analisi genomica fornisce poi la corretta verifica delle ascendenze e permette di gestire al meglio il problema della consanguineità.
Con la genotipizzazione della popolazione della stalla si possono verificare gli aplotipi, vedere se e quali animali sono cioè portatori di aplotipi letali e usare questa preziosa informazione nella scelta degli accoppiamenti, eliminando in partenza determinate scelte.
Infine, con la genotipizzazione si potrebbero individuare nella stalla soggetti con caratteristiche interessanti per il giro della genetica commerciale, apprendo prospettive nuove anche per chi magari sia rimasto ai margini di questo business.
Non dimentichiamo, infine, i vantaggi di una estesa genotipizzazione femminile per tutta la selezione: più aumenta numericamente la popolazione femminile genotipizzata, più sono alti i vantaggi per tutta la popolazione, in particolare per lo sviluppo di nuovi indici genomici per i caratteri a bassa ereditabilità.
La direzione è quella di far fruttare al meglio le risorse a disposizione. Ad esempio mirando con la massima precisione in fatto di selezione.