Crisi di comunicazione, siamo a sette step in questa scala sulla gestione di una crisi di comunicazione e sui comportamenti da adottare.
Che, ricordiamo, non basta non desiderarla perché non accada: trovarsi dentro nel vortice mediatico (dalla parte “sbagliata”, per giunta) per il semplice fatto di avere un allevamento non è (più) una cosa inverosimile.
Ebbene, per farla breve: in questo step il tema è l’intervista a un giornale. Intendo, un giornale generalista. Cosa che potrebbe portare a qualche rischio.
Perché?
Perché è normalmente più lunga e comporta maggiori possibilità per la controporte di utilizzare qualcosa che dite per ribaltarlo contro voi.
Ricordiamo che la controparte non è un cherubino, ma qualcuno il più delle volte potrebbe voler dimostrare una tesi avversa a voi: più dite, specie se lo fate d’istinto, e più è facile che qua e là diciate qualcosa di avventato, che – comunicativamente – vi rimbalzerà addosso con dolore.
Quindi?
Le interviste per un giornale – ecco il consiglio – non dovrebbero essere fatte al momento, sul posto, bensì telefonicamente, dopo esservi preparati ben bene e con un bel pacchetto di appunti e di note sott’occhio, che vi aiutino a stare sulla linea che volete tenere, senza deragliare, senza improvvisare, senza dare assist involontari a chi già in partenza è più smaliziato ed esperto di voi.
O, ancora meglio, rispondendo in forma scritta a domande ricevute in forma scritta, esigendo di rivedere il tutto prima della messa in onda o in stampa.
Prossimo step: social media durante un crisi: o ti ci butti con entrambi i piedi o è meglio non buttarti affatto.