Nel 2017 – rende noto un comunicato del Consorzio di tutela – il Grana Padano Dop ha toccato il suo primato produttivo con 4.942.054 forme, l’1,70% rispetto al 2016.
In base ai dati raccolti dai vari caseifici e che attendono la conferma definitiva del CSQA, in particolare per le produzioni con latte proveniente dal Veneto, non tutte le province tuttavia hanno registrato un trend di crescita e soprattutto opposto è stato l’andamento tra cooperative e industrie.
I caseifici cooperativi hanno infatti superato la soglia dei 3 milioni di forme, toccando quota 3.082.404, circa centomila in più rispetto al 2016 e consolidando la loro quota con il 62,37% del totale.
Le aziende casearie industriali hanno lavorato 1.859.650 forme, oltre 27mila in meno, e fermandosi così al 37,63%.
A crescere sono state le due province leader nella produzione. Mantova ha prodotto 1.471.327 forme, circa 49mila in più rispetto al 2016, pari al 29,77% del totale lavorato. La segue ancora Brescia, con 1.113.017 forme, con un incremento di 40mila e una quota del 22,52%. Insieme dunque concentrano il 52,29% della produzione. Opposto il rapporto tra cooperative e industrie: a Mantova prevalgono le latterie sociali con il 77,02%, nel Bresciano i caseifici industriali con il 59,11%.
Tra i dati in controtendenza spicca quello di Cremona, la terza area produttiva del Grana Padano Dop con il 17,21%. Scende infatti la produzione complessiva a 850.567 forme, pur se il calo è contenuto a circa 700 forme. Sale invece Piacenza, la provincia con la maggiore percentuale di produzione industriale con il 61,93%, che arriva a 565.079 forme grazie ad un aumento di 20mila e raggiunge una quota dell’11,43% del totale. Queste percentuali, sommate a quelle di Mantova e Brescia, rivelano che in quattro territori è concentrato più dell’80% della produzione.
Tra le altre province, in crescita quelle lombarde, con Lodi a 90.209 forme, Bergamo a 86.344 e Pavia a 16.712. Trento sale a 144.619 e Cuneo a 45.817. In Veneto, Vicenza scende a 319.953 forme e Verona a 98.830, mentre salgono Padova a 123.069 e Rovigo a 16.511. A Cuneo, Lodi, Pavia e Verona la produzione è concentrata in caseifici industriali, mentre a Padova e a Rovigo sono attive solo strutture cooperative.
Altri primati registrati nel 2017 quelli del peso medio delle forme, attestatosi a 38,52 chilogrammi, e di conseguenza della materia prima trasformata in Grana Padano Dop, 1.903.525,82 quintali, il 2,40% in più rispetto all’anno precedente.
E fin qui la nota del Consorzio.
Ora, al di là di ogni altra considerazione, direi che è interessante ragionare sul differente andamento delle produzioni tra cooperative e industria: le prime hanno fatto più forme di Grana Padano, l’industria meno.
Qui la questione non è di facile risposta: è più dannoso per la tenuta del prezzo aumentare la produzione marchiata, con più prodotto Dop che appesantisce il mercato, o aumentare la produzione non marchiata, appesantendo comunque il marcato con grana similari che trascinano al ribasso anche il prezzo del marchiato?