Il 23 ottobre scorso ero a Barcellona dove si è svolta la cerimonia di premiazione dei tre vincitori del BVDzero Case Award 2018. Siamo arrivati alla seconda edizione di questo riconoscimento (la prima si è svolta a Francoforte il 29 novembre 2016), promosso da una nota casa farmaceutica, che ha lo scopo di incentivare una maggiore consapevolezza tra gli addetti ai lavori dei danni provocati dalla BVD, favorendo nel contempo la definizione di protocolli in grado di ridurre la presenza di questa patologia nelle stalle di bovini.
Una patologia, la BVD, quanto mai subdola e variegata nelle sue manifestazioni, che può rimanere silente e inosservata per lungo tempo per poi manifestarsi con effetti anche disastrosi e sempre con una danno economico per un peggioramento complessivo delle performance molto elevato. Questa la ragione che sta portando vari Paesi europei a mettere in atto piani di controllo per la BVD.
Meglio prevenire il problema, dunque, conoscendo innanzitutto il virus, i suoi comportamenti e le situazioni di maggiore rischio. Meglio dire tuttavia “i” virus, dato che al classico ceppo 1 si è ormai affiancato un secondo ceppo, il ceppo 2, meno presente ma non meno insidioso.
Questo dunque l’obiettivo del BVDzero Case Award, che come accennato si rivolge a veterinari buiatri dei paesi europei e brasiliani, che possono inviare alla commissione scientifica presieduta dal prof. Volker Moenning i loro casi clinici. Casi nei quali ci si sia imbattuti nel problema BVD e che abbiano portato a un percorso operativo interessante e innovativo, utile per la migliore conoscenza della malattia e del suo contrasto.
Alla premiazione finale 2018 sono arrivati, elencandoli per posizione sul podio dal terzo al primo posto: Colin Buchan; Danilo Ghilardi e Anna Bruguera Sala. Il dott. Ghilardi svolge la professione nel bresciano, mentre gli altri due professionisti in Scozia.
Per loro c’è stato spazio per una breve esposizione dei casi presentati che gli sono valsi l’importante riconoscimento.
Nel caso della vincitrice e del terzo classificato si è trattato di casi clinici riguardanti la comparsa della BVD su mandrie dove il virus era assente, e di messa a punto di protocolli operativi per rimuovere il problema. Nel caso che ha guadagnato la prima posizione l’irruzione del virus della BVD nella mandria (da ascrivere a un’infezione della rimonta portata in azienda) aveva comportato anche a un’impennata dei casi di polmonite e criptosporidiosi.
Più singolare il caso clinico segnalato da Danilo Ghilardi, che ha riguardato la nascita in una stalla (da sempre negativa per BVD) di vitelli che gravi problemi al sistema nervoso, che si manifestavano con tremori e incapacità di sostenersi, a causa di lesioni alla guaina mielinica delle fibre nervose. Questo per un’irruzione del virus della BVD, presumibilmente proveniente da stalle vicine, che ha comportato un’infezione di alcune bovine in gestazione, la nascita di soggetti infetti e altri immunotolleranti che hanno poi diffuso il virus nell’intero mandria.
Decisamente centrale, in ogni caso presentato, il ruolo dei soggetti immunotolleranti nel diffondere il virus della BVD in stalla e fondamentale l’azione di monitoraggio successiva su latte e sangue di ogni vitello nato. In tutte e tre le stalle è stato inserita inoltre la vaccinazione con vaccino vivo a doppio ceppo per garantirsi anche la protezione fetale in gestazione.
Per i tre premiati la trasferta catalana è stata impreziosita da un assegno, rispettivamente di 2000 euro per il terzo classificato, di 3000 per il secondo e di 5000 euro per il primo.
Il prossimo appuntamento è per l’edizione 2020 del BVDzero Case Award: i cacciatori di taglie possono tornare a sellare i cavalli.