Raccontava il professore ad un recente convegno che si era trovato davanti ad una situazione singolare.
Allevamento di ingrasso classico con ristalli francesi, stalla normale, vari box con gli animali uno di seguito all’altro.
Eppure, nella partita di animali (stessa provenienza, stessa alimentazione, stesso management) c’era un gruppo di soggetti su cui con più frequenza si riscontrava la malattia respiratoria e più frequentemente si doveva trattare.
Erano gli animali presenti in un dato punto della stalla.
Quindi?
Una prova molto semplice con dei fumogeni ha mostrato come circolava l’aria (o non circolava) nei vari punti della stalla.
E, guarda caso, nella parte dove più frequentemente gli animali si ammalavano c’erano correnti anomale verso gli animali.
Ugualmente c’erano nella stalla punti poco ventilati, o che sfuggivano completamente, e infatti qui si aveva più umidità, pavimenti tendenzialmente più bagnati, problemi di scivolamento più frequenti.
Tutta roba ovviamente non macroscopica, che poteva anche sfuggire, ma che con la prova del fumo si è potuta osservare nella sua completezza.
E, successivamente, risolvere con un adeguamento del sistema di ventilazione che coprisse ogni punto in ugual misura, senza eccessi, senza carenze.
Una piccola cosa, certo, ma il margine, specie in un allevamento da ingrasso, viaggia su piccole (o piccolissime) cose, che possono spostare la redditività dell’intera partita.
Vedendo le differenze di rese che si registrano tra un allevamento e l’altro, e i miglioramenti di esse che seguono sempre la messa a punto di un efficace sistema di ventilazione nella stalla, vien da pensare che un fumogeno ogni tanto, come allo stadio, non faccia poi così male.