La ventilazione in stalla è ormai una questione che nessuno mette più in discussione. Non solo: un dato ormai ampiamente metabolizzato in più o meno tutte le stalle è che la ventilazione va bene, ma va anche meglio se è inserita in un contesto che renda possibile anche la bagnatura delle bovine e la successiva asciugatura, appunto, con i ventilatori.
Negli ultimi vent’anni c’è stato un susseguirsi di modelli, che i vari produttori hanno via via messo a disposizione, non di rado con aggiustamenti successivi che in qualche misura sconfessavano tesi precedenti.
Un caso su tutti: i destratificatori, i famosi elicotteri, che appena apparsi sul mercato venivano considerati la soluzione finale e definitiva, per accorgersi poi che non erano poi così efficaci ovunque, specialmente in stabulazioni a cuccette e laddove (cioè quasi ovunque) si rendesse necessario il combinato acqua+ aria.
C’è però un dettaglio tecnico che solo adesso si affaccia e che si pone con forza: il consumo energetico.
Non è un dettaglio da poco, considerando quanto tempo restano accesi i ventilatori in una stalla. Visto l’andamento climatico, l’ampiezza della stagione calda, si può dire che per almeno sei mesi l’anno i ventilatori girano, più o meno intensamente, ma girano.
E quanti sono i ventilatori in una stalla? Decine, spesso numerose decine.
Il fatto è che ci sono differenze notevoli nei consumi e il conto di quanto sia possibile risparmiare – a parità di risultato – tra un apparecchio e l’altro è facile e, direi, necessario.
Sicuramente un dettaglio da considerare allorché si valuti un acquisto. Dei ventilatori non si può fare a meno, degli sprechi energetici sì.