Lo si dice e si ripete, ma è così: la sostenibilità degli allevamenti passa per forza dal miglioramento della gestione.
Certo, la situazione generale è grave e non ci sono all’orizzonte grandi segnali che facciano pensare a breve ad un miglioramento: di latte se ne produce tanto e i prezzi ne risentiranno ancora per chissà quanto.
Tutto questo sta portando veri e propri movimenti tellurici sulla filiera, colpendo pesantemente la sostenibilità economica delle aziende da latte, costrette e resistere tra margini di redditività sempre più esigui (se non inesistenti), disdette e ridimensionamenti nei ritiri di latte, incertezza sul domani che paralizza ogni investimento.
In tutto questo però, l’unico ambito che l’allevatore può controllare direttamente, è quello del miglioramento gestionale che ha come sbocco finale l’abbassamento dei costi di produzione.
Cosa certo non facile perché in molti casi si è già fatto tantissimo e ogni ulteriore perfezionamento porta vantaggi limitati o non convenienti in termini di costi.
Tuttavia a volte si tratta soprattutto di indirizzare meglio gli sforzi a parità di costi e di lavoro.
E questo è possibile solo attraverso una conoscenza puntuale e costante dei dati della stalla e del loro andamento storico, meglio ancora se con riferimenti a dati (o indici aggregati) di altre realtà simili, per capire il proprio posizionamento e la direzione degli eventuali correttivi.
Se questo è un bisogno per ogni allevamento in tempi normali, diventa assolutamente indispensabile nei tempi critici attuali.
Gli strumenti gestionali per farlo non mancano.
La cosa sicura è che il tempo da passare in stalla è sempre troppo poco per poter fare tutto come si è sempre fatto: bisogna concentrare gli sforzi dove realmente serve. Per capirlo c’è l’occhio, ma da solo non basta: deve essere guidato da un software, come il dito che indica la meta o il navigatore che suggerisce la strada da prendere.
Serve soprattutto capire con sempre più dettaglio la convenienza economica di tutto ciò che si fa in allevamento: scelte tecniche, gestionali, genetiche, agronomiche. E servono strumenti in grado di dirlo velocemente e intuitivamente.
Se l’epoca della quantità massima ad ogni costo è finita, non vuol dire che non si debba puntare sempre e comunque alla massima quantità, ma quella ragionata e conveniente.
E a questa si arriva, a volte, togliendo più che sommando.
Ad esempio togliendo animali per dare più benessere, per eliminare soggetti che abbassano la qualità del latte, il cui costo per farmaci supera una soglia prefissata. O togliendo certe produzioni foraggere o certe macchine perché troppo onerose. O, magari, cambiando (con altri) certi consulenti che incidono poco sui miglioramenti economici effettivi della stalla.
Ma come capirlo esattamente senza il dito (elettronico) che indichi esattamente dove è più conveniente guardare?