Parliamo di fieno e qui, obiettivamente, tutta sta grande originalità non si vede nella scelta dell’argomento.
Tuttavia chi l’ha detto che il fieno non si possa fare in maniera un po’ diversa dal solito?
Ad esempio questo noto allevatore veneto da anni il suo fieno lo conserva in trincea.
Come?
Vediamo.
Sfalcio, condizionamento, essiccazione in campo, sono quanto di più classico possa esserci. Successivamente però il fieno è trinciato e messo in trincea, pressato e coperto.
Fino allo scorso anno irrorava la massa che metteva in trincea con pool enzimatico ma, vista la ridotta umidità del prodotto che riduceva l’efficacia degli enzimi, quest’anno si è passati a una miscela di acidi organici.
Certo, con uno standard di sostanza secca del 70-75% al fieno di primo taglio, che arriva all’80-82% per quelli successivi, non si può pensare di fare una pressatura come fossero insilati. Ma non è un problema, dice l’allevatore.
Cosa si trova all’apertura della trincea? “Un prodotto eccellente. Fresco, che non riscalda né all’apertura della trincea e nemmeno poi in mangiatoia, profumato, omogeneo. E che entra nella miscelata in ragione di 7/8 kg/capo/giorno”.
Curioso sapere come si è arrivati a questa produzioni, anni fa.
Come spesso accade, per caso. Rottura improvvisa della trincia del terzista, fieno che è essiccato in campo. A quel punto che fare? Il consiglio di un nutrizionista è stato quello di fare sul secco quel che si doveva fare sul pre-appassito.
Da allora non si è più cambiato.

