Latte italiano di qua, latte italiano di là, latte italiano su, latte italiano giù… A guardare le etichette su confezioni minute e autocisterne viaggianti sembra che chiunque metta del latte in una bottiglia o in un brick, per non parlare di formaggi, usi solo e soltanto latte italiano.
Così almeno dice e afferma, in uno svolazzare di tricolori festanti, la scritta esplicita: “Solo latte italiano”.
Bene, anzi, benissimo.
Tuttavia anche ai meno ferrati in aritmetica i conti non tornano.
Senza armarsi di calcolatrice, ma semplicemente andando a spanne, sappiamo che metà del latte prodotto in Italia prende la via delle Dop di vario genere e grado. E qui se uno dice che usa il latte italiano è come se dicesse che quando piove ci si bagna a uscire senza ombrello.
Resta l’altra metà di latte prodotto.
Togliamo la quantità che prende il circuito del latte fresco di alta qualità, dando per certo che sia italiano quello che si dice sia italiano.
Alla fine resta una quantità X, che non può essere enorme, visto che è già stata divisa della metà, e poi ridotta ulteriormente.
E, tuttavia, questa piccola quantità riesce in quello che solo a Cana, in tempi passati, si riuscì a fare: la grande, straordinaria trasformazione.
All’epoca fu dell’acqua ad essere mutata in ottimo vino.
Oggi il miracolo sembra ripetersi e moltiplicarsi: è il famoso miracolo della trasformazione del latte in latte garantito italiano.
Una piccola quantità, cioè, riesce a riempire volumi grandissimi, almeno stando a quello che si dice sulle confezioni. Un latte veramente straordinario, è il caso di dirlo: produci uno… consegni… ti distrai un attimo e lui… poff, diventa tre o quattro.
Visto che il latte italiano ha questa proprietà di moltiplicarsi dopo la mungitura, perché mai tenere in stalla tante vacche? Basterebbe tenerne la metà, dimezzare i costi e lasciare fare alla moltiplicazione successiva il lavoro grosso.
Vuoi vedere che è stato proprio questo prodigio di cui gli allevatori – come sempre, gli ultimi a sapere le cose – ignoravano l’esistenza a creare tutto il casino del latte in più?
Altro che Irlanda o Olanda, Paesi arretrati che fanno latte con il vecchio sistema delle vacche e tutto il resto.
Da noi, come sempre, siamo più avanti.
Ma siamo umili, così non lo diciamo in giro.
Perché altrimenti, se qualcuno si prendesse la briga di incrociare con puntiglio i dati su aziende che dichiarano di usare latte italiano, confezioni che riportano in etichetta l’uso esclusivo di latte italiano, volumi presumibili in uscita, volumi necessari in ingresso, quantità di latte prodotto, quantità di latte consegnato e così via… Magari qualche bluff potrebbe essere messo alla luce.
Truffa in commercio e pubblicità ingannevole sono termini che dovrebbe essere possibile recuperare ancora nel nostro armamentario barocco di leggi e leggine. O no?