Il movimento in asciutta aiuta. Vero, così spoilero il finale, ma pazienza: il movimento delle bovine nella fase di asciutta è utile in particolare per quelle bovine arrivate a fine gestazione con un livello di BCS un po’ più alto del dovuto.
E sappiamo tutti cosa questo comporta, qualora la cosa vada avanti, in termini di mobilizzazione dei lipidi per supportare le esigenze energetiche della lattazione, sovraccarico del fegato di triglicerdi e così via.
Ma questo studio olandese, che potete andare a leggervi con tutta calma, per approfondirne i vari aspetti, ha anche un finale gustoso, un aneddoto che non troverete – ovviamente – nel severo report dello studio e per il quale vi rimando a fine articolo.
Veniamo allo studio (che trovi qui).
L’ipotesi di partenza era questa: se noi facciamo partire un po’ prima dell’immediato post parto la mobilizzazione dei grassi di riserva corporea nelle bovine, avremo dei benefici in termini di minori rischi poi? In particolare per le bovine con più alto BCS?
Da qui la prova con 32 bovine di razza Frisona, divise nella fase di asciutta in due gruppi da 16. In un gruppo le bovine avevano un BCS basso inferiore a 3.25; nell’altro avevano un BCS superiore a 3.25.
All’interno di questi due gruppi le bovine potevano andare incontro a due differenti trattamenti: un gruppo veniva forzato a camminare due volte al giorno per un tempo dio 45 minuti, mentre l’altro gruppo restava nella stalla senza camminare.
Questo schema venne interrotto al parto e da allora, per 6 settimane, si procedette a una serie di rilievi sulle bovine dei due gruppi per verificarne la situazione metabolica e le condizioni del fegato in ordine alla sua concentrazione di trigliceridi.
In sintesi, ecco le conclusioni: il moto in asciutta induce una anticipata mobilizzazione dei lipidi di riserva e un anticipo nell’adattamento alla lattazione nel loro utilizzo e mostra una sua utilità nel ridurre la concentrazione epatica di trigliceridi nel fegato post partum, specialmente nelle bovine con alto BCS all’asciutta.
Argomento che aggiunge ragioni di utilità e opportunità a un’area di asciutta dove le bovine abbiano possibilità di movimento con accesso a un’area esterna di pascolo funzionale.
E veniamo all’aneddoto finale che mi ha riferito un amico docente che con i ricercatori olandesi autori dello studio ha avuto modo di parlare direttamente in quanto colleghi e amici.
Ricordate i due gruppi e le bovine che, due volte al giorno, erano forzate a farsi una camminata di 45 minuti.
Ebbene, raccontavano i ricercatori, dopo qualche giorno queste bovine non erano poi così felici di farsi la passeggiata come dimostrerebbe lo sforzo di sottrarvisi e scantonare, preferendo, evidentemente, starsene tranquille nella stalla.
La cosa non è poi così incredibile per chi conosce l’indole di questi animali. Ma potrebbe però essere un po’ sorprendente per chi ha un’idea dell’allevamento un po’ da cartolina, nel quale le bovine non vogliano fare altro che muoversi, camminare, pascolare dalla mattina alla sera, aborrendo anche solo l’idea di stare in una stalla moderna. Beh, non è così.