Il paradosso del biologico: riduce le emissioni a livello locale, le aumenta a livello globale.
Eppure… Che bello se si convertisse tutta la produzione agricola e zootecnica dal convenzionale (diciamo così per semplicità) al biologico. Quante volte questo anelito è stato sollevato dalle anime belle che contestano alla radice l’allevamento razionale, detto anche intensivo, detto ancora più spregiativamente industriale.
E una delle verità dei trombettieri del biologico duro e puro è anche che, così convertendosi, si ridurrebbero le emissioni di gas dannosi per il clima.
Davvero così?
Certo, la questione è complessa e ci sono tanti aspetti da considerare. Tuttavia un interessante contributo arriva da questo studio (clicca qui e lo trovi) dedicato a Inghilterra e Galles.
In breve. La questione studiata era la seguente: cosa succederebbe se la produzione di queste due regioni passasse tutta al biologico?
La produzione biologica, spiegano i ricercatori, porta a una diminuzione delle emissioni di gas serra. E, fin qui, gol per gli avversari e palla al centro. In particolare l’effetto è più vistoso per la parte agronomica (riduzione del 20%) che degli allevamenti (riduzione del 4%).
Tuttavia, e qui viene il bello, si ha una riduzione anche della produzione di derrate alimentari, indicato nel 40%.
Ora, la questione è questa: se contestualmente non cambiano i consumi alimentari, quel che non viene più prodotto in loco, per la riduzione causata dalla ipotizzata conversione al biologico, dovrà essere importata dall’estero.
Quindi ci sarà altrove un maggiore sfruttamento di suolo e allevamenti, con aggiunta di oneri climatici legati al peso in gas serra causato dai trasporti.
Allora?
Allora se si passa dal ragionare localmente al ragionare globalmente, si vede che le cose non sono così semplici come si crede.
In questo caso si potrebbe credere di diminuire le emissioni passando al biologico e invece si otterrebbe il contrario.
A meno di imporre a tutti la volontà alimentare di una minoranza prettamente occidentale.