Far fare un solo pasto di latte al vitello durante la giornata? La pratica è iniziata in sordina, con pochi inizialmente che si sono cimentati, ma ora vedo che il numero sta crescendo.
E, in genere, trovo sempre una certa soddisfazione riguardo ai risultati che si ottengono.
Schematizzando, si tratta di dare il latte una sola volta al vitello durante la giornata, al mattino, per tutta la durata della fase lattea, fino allo svezzamento.
Ovviamente si gioca sulle concentrazioni, secondo tabelle rigorose che procedono settimana dopo settimana.
Sbaglierebbe però chi fermasse la sua attenzione sul latte, perché il protocollo del pasto unico ha altre due colonne fondamentali a tenere in piedi tutto quanto: un mangime specifico e l’acqua di bevanda.
Il mangime infatti è presente praticamente da subito, disponibile a volontà, e non è un mangime qualunque, ma un prodotto specificamente studiato non tanto e non solo per le sue possibilità nutrizionali, data l’età dell’animale, ma per sviluppare prima e meglio le sue papille ruminali e determinare quindi un più precoce sviluppo funzionale del rumine.
E l’acqua? Strategica. Per varie ragioni. Psicologicamente, il vitello ha comunque sempre a disposizione del liquido da assumere. E poi è indispensabile per stimolare il vitello a mangiare il mangime. Poca acqua, poco mangime. Deve quindi essere disponibile, pulita, data tiepida nei mesi freddi.
Esattamente quello che fa un allevatore da poco incontrato, anche lui passato da non molto al pasto unico, ma soddisfattissimo.
E, nell’elenco dei benefici, quello legato al risparmio di tempo (che pure c’è, notevole) compare solo più avanti, sicuramente dopo la migliore crescita del vitello e la sua migliore salute complessiva.
Ora, da qui a dire che tutto è merito del pasto unico ce ne vuole, e non sono certo io ad affermarlo, visto che ci sono realtà eccellenti, quanto a vitellaia, che il pasto unico non si sognano nemmeno di applicarlo.
Però, ci sono oggettivi punti a favore: il latte dato una volta sola e non due comporta, banalmente, un dimezzamento del rischio di errori (di concentrazioni, di temperature, di miscelazione) e questo non è trascurabile, specialmente laddove tanto lavoro è fatto da manodopera non troppo specializzata. Errori con il latte sono pagati con problemi enterici che lasciano il segno.
Pensate che questo allevatore si trova talmente bene, quanto a risultati, che – dopo la prova fatta col pasto unico, la scelta è stata ponderata e dopo un confronto tra due gruppi in stalla – ha abbandonato l’idea di acquistare il pastorizzatore per il latte non consegnabile al caseificio, da dare ai vitelli.
È passato per tutti al latte ricostituito con pasto unico.
Bel favore a chi gli vende il latte in polvere, si dirà.
Ed è anche vero, ma dice che i risultati sono dalla sua parte e non tornerebbe indietro. Anche perché – altro punto che sottolinea – dando il latte di scarto ai vitelli darebbe sempre un mix (prescindendo dalle questioni sanitarie), con caratteristiche nutrizionali che cambiano nel tempo. Mentre invece dà ai vitelli un latte che è lo stesso esattamente dal primo all’ultimo giorno.
Bene, detto ciò, come sempre, ognuno può dare la valutazione che crede. Le verità in zootecnica ci sono e non ci sono, dato che poi nella pratica tanti fattori entrano in gioco e non c’è regola che non abbia la sua smentita. Tuttavia più si conosce e più si può confrontare e confrontarsi, e questo funziona sempre.