Mettere le basi per il futuro di una azienda significa anche – per tempo – fare tutti i passi perché la proprietà sia definita e tutti gli adempimenti legati al passaggio siano fatti bene, chiaramente e senza fretta.
Certo, sono cose poco piacevoli per tante ragioni: parlare di come dividere una proprietà, come saldare rapporti in situazioni aziendali dove si intrecciano rapporti di lavoro e rapporti famigliari, con fratelli, sorelle, mariti e mogli, figli, nipoti, spesso presenti a vario titolo, non è semplice.
E non lo è soprattutto se la proprietà fa capo ancora al fondatore, magari anziano. Ripeto, non sono cose piacevoli da ragionare e discuterci, ma lo saranno ancora meno “dopo”.
Le ragioni per rinviare in continuazione, lasciando il tema in una sorta di limbo, sono tante e spesso il lavoro quotidiano copre questa esigenza che si sa esistere, ma la si preferisce rinviare.
Il problema è che, tra le insidie che pesano sul futuro di ogni azienda (non solo zootecnica) c’è l’incognita del futuro. Già di incognite che non controlliamo ce ne sono tante, meglio fare il possibile, almeno, per quelle che si possono controllare.
E il riordino della proprietà, che definisca chiaramente le cose per gli anni a venire, è tra queste. Ne deriva la possibilità di decidere già ora su investimenti necessari per l’azienda, ad esempio.
Cose che si possono fare solo in un orizzonte di chiarezza e certezza e che invece, permanendo in una zona grigia tra l’adesso e il domani, inevitabilmente sono destinati ad essere procrastinati con la loro dote di inazione.
Non è un tema di cui si parli spesso, anzi, se ne parla poco. Ma non per questo è un fatto poco importante per il futuro di una azienda. Che, come tutti i futuri, va costruito nel presente perché poi in genere è troppo tardi.
E far correre il rischio ai miei figli di fare la stessa vita di m….a che ho fatto io!