In due in vitellaia quando ne può bastare uno soltanto? Certo, andare in due a fare una certa cosa può sembrare una perdita di tempo. E in genere lo è, tanto più se sono coinvolti dipendenti il cui tempo è un costo.
Ma non sempre e l’aggancio è un’esperienza raccolta in una vitellaia dagli ottimi risultati. Ma credo possa essere un buon metodo per ogni settore, specialmente quando l’azienda è grande, i numeri importanti e il lavoro è assicurato in prevalenza da personale esterno che affianca la componente famigliare.
Vengo al punto.
Mi diceva questa allevatrice che nell’azienda (famigliare con dipendenti, un classico) ha la responsabilità della vitellaia di un metodo adottato da tempo e che da loro funziona.
Si tratta di fare con una certa frequenza – ognuno potrà trovare il suo equilibrio – dei sopralluoghi prolungati, senza fretta, cercando di guardare tutto e anche di più, in vitellaia. Ma farlo in due. Lo fa lei insieme al dipendente che in azienda segue (anche) la vitellaia.
Alla fine di questo sopralluogo, che – ripeto perché mi è stato sottolineato più volte – va fatto senza fretta e con tanta attenzione a ogni dettaglio, lei e il dipendente si confrontano su quello che hanno visto. Ripassano cioè ogni dettaglio visto e si scambiano opinioni in merito, entrando nell’operativo su come e cosa è stato fatto, se si poteva fare meglio, se va bene così.
Bene questo giro periodico, ma perché farlo in due? Non è uno spreco di tempo (pagato) del dipendente?
No, anzi, è un buon investimento, mi dice.
Perché il confronto permette di calibrare esattamente sulla stessa lunghezza d’onda la valutazione di ogni situazione. Così che, ogni volta che in vitellaia ci sarà solo il dipendente a lavorare, la titolare è sicura che quanto verrà valutato e quanto verrà poi fatto sarà esattamente quello che avrebbe fatto lei.
Questo vale per la vitellaia, ma allargando il discorso vale per tanti altri ambiti della stalla.
Vale soprattutto per quelle situazioni gestite da dipendenti, magari con una certa mobilità, e il rischio è quello di operazioni svolte in maniera disomogenea. Ecco allora che se di tanto in tanto si investe del tempo a fare le cose in due, o, quantomeno, a verificarne i vari passaggi, si può essere ragionevolmente certi che quanto si fa è quello che il titolare ha in mente ed è convinto che venga fatto.
Penso alla sala di mungitura, ad esempio, o a certi protocolli del post parto.
Del resto non lo dico io, ma più di un formatore: non basta dire cosa va fatto, serve anche accompagnare il dipendente nelle modalità in cui questo va fatto (clicca qui), affinché tutti abbiano la stessa sensibilità, nel fare e nell’osservare – e riferire – una data situazione. da qui possono poi uscire idee per migliorare i protocolli esistenti, tra l’altro.
Sappiamo tutti che la regolarità e la costanza nell’approccio alle situazioni, a partire da ciò che si osserva, è un punto di forza o di debolezza di una azienda dove il lavoro è dato in larga misura da dipendenti. Fare in modo che ogni occhio veda allo stesso modo, grazie a un allenamento costante e al confronto continuo, è un buon viatico per buoni risultati.
Non solo in vitellaia, quindi, andare di tanto in tanto in due può essere utile.