Ci sono produttori di latte statunitensi a cui è stato chiesto di buttare il latte, per alcuni giorni, dato il crollo della domanda di ristoranti, fast-food e locali affini a causa dell’epidemia di Covid-19.
Da uno stato all’altro giungono immagini di latte sversato dalle cisterne nei campi o fatto uscire dai tank.
Per molti allevatori è la prima volta nella loro vita che gli arriva una richiesta del genere, come quella che racconta un allevatore della Pennsylvania, che potete vedere e ascoltare nel report di Dairy Herd cliccando qui. L’azienda che ritira il latte gli ha fatto sapere semplicemente che per che i successivi due giorni non lo avrebbe ritirato, quindi che lo gettasse.
La ragione anche qui sta nel crollo improvviso della domanda di tutto ciò che andava a fluire nel canale HoReCa, un fenomeno che si è ripetuto allo stesso modo ovunque. Ristoranti, fast food, mense, caffè, tutto ciò che è ristorazione fuori casa ha avuto un brusco stop, per le misure di restrizione volte a contenere la pandemia da Covid 19.
Non abbiamo una destinazione praticabile per questo latte rimasto senza consumatori, dice Scott Brown, economista dell’Università del Missouri. Non è solo una questione di impianti che possano in qualche misura trattare questo latte, è una questione di mancanza di domanda.
C’è un 10% della produzione generale non ha e non avrà, stando così le cose, destinazione anche nel prossimo futuro.
Il crollo della domanda nel food service è stato così forte e improvviso ha oscurato la crescita delle vendite nel canale retail.
Ma anche qui è la logistica dei rifornimenti che è messa a dura prova e rappresenta il punto critico. Al punto che in certi esercizi si razione l’acquisto di latte mentre altrove il latte è gettato.
E pensare che il 2020 sembrava un anno buono, dicono gli analisti da questa parte dell’oceano.
Anche resta aperta una finestra all’ottimismo: il contrarsi delle produzioni per le azioni prese nelle aziende potrebbero essere preludio a una risalita dei prezzi nella seconda parte dell’anno.