Il collegamento tra Israele e allevamento da latte è una storia antica. Addirittura una storia che inizia prima ancora della nascita ufficiale dello stato di Israele, avvenuta nel 1948.
Già negli anni ’20 del secolo scorso, infatti, gruppi di coloni ebrei (provenienti per lo più dall’Europa dell’est) portavano con loro anche l’esperienza dell’allevamento bovino da latte e da subito cercarono di svilupparlo anche nei nuovi territori.
Subito dovettero fare i conti con lo scarso adattamento al clima delle bovine Holstein di ceppo olandese, cosa che portò a sviluppare, mediante incroci con razze locali, una razza bovina – la Holstein israeliana – produttiva e resistente anche nelle condizioni climatiche locali.
Attualmente le mandrie in Israele sono costituite al 99% da bovine di razza Holstein israeliana.
Annualmente sono testati dai 60 ai 65 tori e solo 4 o 5 approvati per la FA. Il 70% delle bovine israeliane sono inseminate con tori nazionali certificati, il 25% con altri tori certificati e il 5% con tori Charolais.
C’è una differenza importante tra i criteri di selezione israeliani e quelli europei e americani. Per i selezionatori israeliani conta la produzione di latte e proteine, mentre la morfologia non è importante e non è difficile vedere brutte vacche – secondo gli standard europei – ma che producono grandi quantità di latte e quindi sono perfettamente in linea con gli standard locali.
Altro driver della selezione locale è l’efficienza alimentare, indispensabile laddove la produzione foraggera è impegnativa e ridotta dalle condizioni climatiche, con un peso importante delle importazioni di alimenti (circa il 30%) per l’alimentazione bovina.
Il lavoro di selezione sulla Holstein israeliana è continuo e i dati produttivi delle 130 mila bovine (che costituiscono la consistenza bovina da latte israeliana) lo confermano, con una media (dati 2017) di 124,60 quintali di latte per capo, al 3,86% di grasso e il 3,42% di proteine.
Risultati da primato che pongono stabilmente la produzione israeliana al primo posto. Tutto merito della selezione? Certo che no.
La zootecnia da latte israeliana deve i suoi risultati a un mix di fattori, dei quali la selezione è una parte importante, ma certo non l’unica.
Come in altri settori produttivi di questo Paese anche nella zootecnia da latte c’è stato fin dall’inizio un grande sviluppo della tecnologia applicata alla stalla (dalla mungitura alla gestione riproduttiva al controllo del caldo), assicurando altissimi livelli di efficienza, nonché lo sviluppo di un know-how e di strumentazioni che si sono poi diffuse in ogni parte del mondo.