Già si era parlato in occasioni passate dell’impegno diretto della Coca-Cola nel mondo del latte.
Ma come, un brand leader mondiale nel settore delle bevande gassate, cosa ci fa con il latte? e perché?
Qualche cosa in più lo potete leggere qui e anche qui.
C’è però un punto focale su cui concentrarci e la vicenda industriale e di marketing che vede coinvolta la Coca-Cola ha qualche cosa da insegnare a tutti, almeno credo.
Si sa che il consumo di latte sta diminuendo ovunque. Non tanto per una questione di vegetariani e vegani, i cui numeri sono su percentuali minime (l’ultimo Rapporto Eurispes dei giorni scorsi indica nel 3% dei consumatori i vegani e nel 4,6% i vegetariani: in crescita i primi, in calo i secondi dall’anno precedente) ma per ragioni diversificate che coinvolgono anche pesantemente i cambi negli stili alimentari che caratterizzano non solo le nuove generazioni, ma anche le più mature.
Conseguenza di ciò, e in qualche misura anche causa, cresce sullo scaffale delle bevande la varietà delle referenze, sempre più specifiche, mirate, differenziate, aromatizzate, colorate.
In tutto ciò il latte, con la sua immobilità, con il suo essere sempre e solo latte, perde posizioni nel carrello della spesa.
Ma allora cosa lo fa fare alla Coca-Cola di mettersi in un settore che fatica?
Lo fa perché non produce un latte in quanto tale, ma un latte che (con un processo brevettato di filtrazione a freddo) viene smontato nei suoi componenti e rimontato in qualche cosa di nuovo, mirato e “super”, con più proteine e calcio e senza lattosio.
In grado di creare, occupare e presidiare nicchie di mercato con fasce di consumatori ben delineate e precise.
L’ultimo episodio della saga è un nuovo prodotto per i bambini, uno naturale e uno aromatizzato al cioccolato.
Le sue caratteristiche nutrizionali sono illuminate da abbondanti dotazioni di omega 3, calcio, proteine, mentre azzerato è il lattosio. Soprattutto le proteine superano la concorrenza, sorpassando nettamente il latte biologico, quello di soia e quello di mandorla.
La morale della favola? Si beve meno latte, è vero. Ma il latte può essere un ottimo punto di partenza per altre bevande il cui consumo invece cresce. Servono latte, tecnologia e marketing. Meglio ancora se in un unico soggetto.