Una cosa nota è che dalla carta alla bocca della bovina, quando si parla di razione, molte cose possono accadere. E, in genere, accadono.
C’è il nutrizionista che smanetta sul computer e sforna la sua bella razione. Poi c’è chi fa il carro che ci mette del suo (nel bene e nel male) nel determinare una razione che si avvicini il più possibile a quella sulla carta.
E, ovviamente, c’è il tempo e le modalità di miscelazione nel carro, che hanno l’obiettivo di rendere tutto omogeneo e fruibile alla bocca della bovina nello stesso momento, senza permettere scelte e preferenze.
Come si vede un percorso a ostacoli che si traduce in una realtà di mangiatoia dove difficilmente la razione è esattamente quella stampata dal nutrizionista e, altrettanto difficilmente, è esattamente la stessa del giorno prima o del giorno dopo.
Lasciando da parte l’errore umano (che non è immune da avvenimenti della sera prima, come mi spiegava un tecnico in riferimento alla razione che, in una certa azienda, presentava problemi nei giorni successivi a certe serate di bisboccia del carrista) c’è da considerare la possibile interazione tra le diverse materie prime presenti nel carro, il loro grado di umidità, il tenore di fibra, eccetera.
E, infine, il livello di carico e i tempi di miscelazione.
E proprio su quest’ultimo punto si è concentrata una ricerca svolta dall’Università di Milano e riportata nella sua interezza da Mangimi&Alimenti (vedi qui).
Sono state infatti valutate le variazioni nella composizione della dieta somministrata a bovine da latte in funzione di diversi livelli di carico del carro trincia-miscelatore e differenti tempi di miscelazione.
Per la prova è stato utilizzato un carro semovente di tipo verticale a doppia cloclea con un livello di carico massimo nominale pari a 21m3.
La razione impiegata (54.3% di sostanza secca, 12.8%s.s. di proteine grezze, 2.6%s.s. di lipidi grezzi e 35.1%s.s. di fibra neutro detersa) comprendeva insilato di mais, farina di mais, fieno di erba medica, fieno polifita.
I campioni di miscelata raccolti hanno mostrato come non ci siano differenze significative sull’omogeneità della razione quando si tengano in considerazione diversi tempi di trinciatura.
Al contrario, minore variazione è stata ottenuta con un livello di carico pari al 70% di quello massimo nominale e dei tempi di miscelazione compresi tra i 5 e 6 minuti.
In particolare il livello di carico del carro trinciamiscelatore ha influito sul coefficiente di variazione relativamente al contenuto di proteine e fibra neutrodetersa della razione, mentre diversi tempi di miscelazione hanno prodotto significative differenze in termini di contenuto di sostanza secca della razione della dieta.